E’ tuttora considerata una della voci più belle della musica leggera italiana. Domenica Rita Adriana Berté, per tutti Mia Martini, è scomparsa tragicamente un 12 di maggio. Era il 1995, lei aveva 47 anni, e di quella morte ancora si sa ben poco. Così come resta il ricordo di una tormentata carriera vissuta tra alti e bassi a dispetto di un talento che tutti le hanno sempre riconosciuto.
La prima apparizione è del 1963. A soli 16 anni eccola nei panni di Mimì Berté, una ragazza yè-yè che ripropone i successi statunitensi. Abitudine in voga in quegli anni, ma che non le permette di fare il grande salto nella musica che conta. La si rivede qualche anno più tardi, nel 1971, grazie al produttore discografico Alberigo Crocetta. Uno a caccia di talenti, in grado di lanciare nel mondo della musica anche Patty Pravo. Con lui non abbiamo più Mimì Bertè bensì una cantante che vuole sfondare anche a livello internazionale. Ecco dunque la scelta del nome statunitense Mia e l’aggiunta di quel Martini che già bevevano in tutto il mondo.
Diversa anche la musica che propone. Il suo album (con brani scritti anche dal giovane Claudio Baglioni) è ritenuto tra i migliori realizzati da una cantante italiana. Nelle canzoni temi insoliti per quell’epoca: la solitudine, il rapporto genitore/figli, la disperazione, il suicidio. Fa discutere. La sua voce, però, viene notata eccome. Anche da Lucio Battisti che la vuole in televisione.
Il grande salto è fatto. La carriera è in forte ascesa: l’anno successivo non viene ammessa a Sanremo, ma con “Piccolo Uomo” (musica di Dario Baldan Bembo, scritto da Bruno Lauzi), partecipa al Cantagiro e vince al Festivalbar. Si spalancano le porte dei programmi televisivi, Mia Martini mette in bacheca il suo primo disco d’oro. A corollario di un’annata indimenticabile l’uscita del secondo album, “Nel mondo, una cosa”, che la critica discografica giudicherà quale migliore Lp del 1972.
Nel 1973 il bis. Con il 45 giri “Minuetto” ottiene un successone. Risulterà il disco più venduto della sua carriera. Trionfa di nuovo al Festivalbar, irrompe con prepotenza sulla scena internazionale. Nel 1974 la critica europea la definisce cantante dell’anno. Registra le sue canzoni in Spagna, Germania, soprattutto in Francia dove un mostro sacro come Charles Aznavour la vuole con sé per gli spettacoli all’Olympia di Parigi (“E’ una delle pochissime voci femminili capace di emozionarmi”, racconterà alla stampa).
Poi nel 1978 l’inizio della relazione sentimentale e professionale con Ivano Fossati. Per lei brani di grande spessore, ma arriva un brusco stop. Due brutti interventi alle corde vocali. Com’è facile intuire, starà a lungo lontana dalle scene. Dapprima afona, poi dovrà abituarsi alla sua nuova timbrica, un po’ più roca rispetto al passato. Riappare nel 1981, con un’accoglienza un po’ tiepieda da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Ha bisogno di un altro anno, il 1982, per riaffermarsi: il suo brano “E non finisce mica il cielo”, firmato ancora una volta da Ivano Fossati, non vince a Sanremo ma incanta la critica che vuole istituire un premio per riconoscerne il valore. Risalgono anche le vendite, “Quante volte…” sfonda, la carriera sembra essersi rimessa sul binario giusto. Non sarà così.
Alla fine del 1983, infatti, decide di porre fine alla carriera. Decisione dolorosa dovuta al fatto che, sempre più, le viene attribuita la capacità di portare sempre jella. Oggi rideremmo di questo, ma 35 anni fa significava ritrovarsi le porte chiuse e zero spazi.
Nel 1985 la DDD prova a riportarla a Sanremo, il brano viene scartato dall’ambiente che ormai le è ostile. Il contratto discografico viene risolto. A lei non rimane altro che continuare a cantare in qualche teatrino di provincia per sbarcare il lunario.
Quando tutto sembra ormai finire in questo modo, ecco la sorpresa: nel 1989 un discografico la convince a rimettersi in gioco. Le trova un contratto con la Fonit Cetra, riesce a farla partecipare di nuovo a Sanremo. La canzone è “Almeno tu nell’universo”: pubblico in visibilio, arriva ancora il premio della critica. E’ il rilancio della carriera. Tutto sembra funzionare come ai vecchi tempi: nuova partecipazione e nuova vittoria al Festivalbar, ancora un disco d’oro per le vendite. Nuovo premio della critica al Festival di Sanremo del 1990. Nel 1994 non viene ammessa al festival, cambia casa discografica passando alla RTI Music, ma non è un idillio. Per lei, comunque, ci sono grandi progetti: tra questi una collaborazione in programma con Mina per il 1996.
Non accadrà mai: il 14 maggio 1995, dopo qualche giorno di silenzio, su richiesta del manager le forze dell’ordine entrano nell’abitazione di Cardano al Campo trovandola senza vita, riversa sul letto. La Procura di Busto Arsizio dispone l’autopsia, il responso è arresto cardiaco dovuto al consumo di cocaina. Le sorelle, però, smentiranno sempre l’utilizzo di sostanze stupefacenti. Il giorno dopo il funerale. Si presentano 4 mila persone, era il suo pubblico che un’ultima volta ha voluto farle sentire il suo abbraccio.
Anche io sono un ammiratore di Mia ….Una voce irripetibile che quando ascolto mi emoziona….sarà sempre nei nostri cuori!