15 giugno 1974: il “mulo”, ciclista tra antico e moderno

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15 giugno 1974: nasce il “mulo”, ciclista tra antico e moderno

15 giugno: nasce a Conegliano, accanto a Vittorio Veneto, uno che ora fa il contadino, se contadino può essere considerato un produttore, fra le altre cose, di 12.000 bottiglie di prosecco Amets all’anno, allevatore di asini per passione.

Stiamo parlando di Marzio Bruseghin, corridore che in 16 anni ha incarnato tutte le anime del ciclismo, quello antico dei gregari, quello  moderno, dei corridori italiani ingaggiati dalle squadre estere, buoni sia a lavorare che a provare a vincere, capace anche di un terzo al Giro, e dei pensieri intelligenti e controcorrente (doping? Lo legalizzerei, almeno fai fuori i furbi che ci sono sempre…).

Sedici anni di ciclismo, passista e scalatore quando serviva, con buoni guadagni utili a far crescere l’azienda, perché la vocazione finale era ed è fare il contadino, neanche ci pensa, oggi, a tornare nel ciclismo da ex.

Un corridore folle, carattere incontrollabile, ma anche disciplinato, capace di lavorare per oltre cento chilometri per il capitano, ma anche di arrivare nei primi di qualsiasi grande giro.

Già, il 15 giugno, per il ciclismo, è il giorno del “mulo”, un soprannome che Marzio si porta addosso (accanto alla Locomotiva di Vittorio Veneto) e che certo non lo offende, ma anzi lo inorgoglisce, in giro a tanta pochezza umana è quella di un umile lavoratore che non teme la fatica. Una razza nobile, quella dei muli, come quella dei ciclisti, e come anche gli asini, quelli veri, quelli intelligenti che lui alleva, non quelli che ci sorridono in tv.

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