16 giugno 2008: la malattia per lui era stata un lungo viaggio, come in quell’inverno, in Russia, nella neve.
Testardaggine e coraggio, e alla fine, un ritorno a “baita”, quella in cui erano i suoi amici e il suo tempo dei ricordi.
Mario Rigoni Stern era nato ad Asiago, nel 1921, ed era cresciuto in quell’altopiano distrutto da una “grande” guerra, assistendo per incanto però a come una natura violentata, alla fine, sa vincere sempre. Cacciatore, montanaro, era partito giovane per un’altra guerra e per altri mondi, l’Albania, la Russia. Non aveva voluto cedere a Salò, e quindi era stato deportato.
Alla fine, come la natura vince nel tempo sulla cieca violenza, anche Mario Rigoni Stern aveva vinto, e di tutte le esperienze della vita ne aveva fatto arte, cultura, ricordo, memoria.
Se ne è poi andato all’inizio di un millennio che sta dimostrando di non saper fare memoria, cancellando l’umano con il digitale.
Ora Mario Rigoni Stern sta a baita, con quelli delle due grandi guerre, con quelli dell’altopiano che non hanno mai voluto schierarsi con nessuna violenza di parte, coi boschi che ha percorso, con la gente che lo ha amato, con la natura che ha rispettato e con la cultura che ha vissuto a pari.
Einaudi, Lussu, Olmi e i tanti personaggi amici, fratelli, che hanno fatto un’Italia che sapeva pensare, e un Paese che su quel pensiero cresceva.