Come fare tenere saldamente uniti due oggetti in modo non irreversibile? Semplice: basta prendere il nastro adesivo. Una risposta oggi decisamente scontata ma che, fino al 27 maggio 1930, chiunque avrebbe avuto difficoltà a dare. Il grazie va allo statunitense Richard Drew, personaggio decisamente originale: giornalista ma allo stesso tempo ricercatore e inventore, capace di dare forma a questa idea per contro della 3M.
Un progetto che oggi potremmo anche banalizzare ma che, alla fine degli anni ’20, è caratterizzato da non poche difficoltà. Vi basti pensare che l’idea del nastro adesivo risale al 1925 e che, soltanto dopo cinque anni di perfezionamenti e di test, diventa finalmente realtà. Oltre oceano. Perché in Italia quel rotolo che attacca tutto arriva soltanto nel 1937.
Dal punto di vista logico, l’idea appare semplice: un rotolo di carta, o di materiale plastico, cosparso di sostanza adesiva su uno solo o su entrambi i lati.
Anche la sostanza, nel corso degli anni, è stata più volte perfezionata. All’origine si trattava di colla da falegname e glicerina, cosparsa su un solo lato del rotolo.
L’idea piace, il nastro adesivo trova subito parecchie applicazioni pratiche. Sia in uso industriale e artigianale che tra le mura domestiche. Un unico neo durante i suoi primi anni di vita: poca la colla utilizzata dalla 3M per cospargere il rotolo. Tanto basta agli utenti per sostenere che si tratti della volontà di risparmiare e di non aprire il portafogli. Per gli statunitensi un atteggiamento paragonabile a quello degli scozzesi, avari per definizione. Il nome del rotolo, grazie a questa opinione diffusa, diventerà ben presto “scotch”.