ABIOlandia, un angolo diverso per un complesso ospedaliero, un angolo di respiro e serenità, per fare vedere che alla fine, oggi, il luogo della salute è anche un posto dove giocare.
Il parco giochi di cui beneficeranno tutti i bambini che transiteranno dall’ospedale San Gerardo, è stato inaugurato alla presenza del Direttore Generale della ASST di Monza Matteo Stocco e della Presidente di ABIO Brianza Susanna Bocceda insieme a tanti bambini che con i palloncini hanno colorato il cielo e dato vita al nuovo parco giochi.
Abiolandia è situata nell’area verde della Palazzina Accoglienza ed è progetto nato dalla collaborazione di ASST di Monza e ABIO Brianza, Associazione Bambino In Ospedale che si occupa dell’accoglienza, dell’ascolto e del gioco dei bambini ricoverati e dei loro familiari.
Cos’è ABIOlandia?
Un’area con due funzioni: una destinata al gioco con scivoli, percorsi, altalene dove tutti i bambini potranno passare del tempo divertendosi, l’altra al ristoro, con un gazebo e panchine per chi sorveglia i bambini o è costretto a trattenersi in attesa.
Perché ABIOlandia?
“Il progetto dà un contributo all’obiettivo ambizioso di realizzare un ospedale davvero a misura di bambino – sottolinea Matteo Stocco, Direttore Generale della ASST di Monza –. Ringrazio ABIO Brianza per aver portato a termine questo progetto nel contesto di ristrutturazione dell’ospedale realizzando il primo parco giochi in un luogo di cura e un giardino per i degenti della Neuropsichiatria”.
“Siamo felici di aver realizzato questo progetto – spiega Susanna Bocceda, presidente di ABIO Brianza – ABIOlandia ha un’indiscussa utilità sociale nel perseguimento di uno degli obiettivi fondanti della nostra attività, cioè quello di garantire un’accoglienza adeguata ai bambini ed alle loro famiglie in ospedale”.
“Mi riempie d’orgoglio il fatto che il primo parco giochi in un ospedale sia stato realizzato proprio a Monza – spiega il sindaco Dario Allevi –. È l’ennesima conferma che il San Gerardo è in grado di inanellare un successo dopo l’altro, dimostrando l’importanza del prendersi cura dei pazienti non solo dal punto di vista clinico ma anche applicando modelli di inclusione, a partire dai più piccoli”.