Un progetto culturale, una mostra itinerante che è un vero e proprio viaggio nel mondo della creazione artistica.
“Taccuini d’Artista”, la mostra dedicata all’esplorazione di quel luogo misterioso e affascinante che è la mente creativa di un artista, approda a Lissone presso l’Atelier Spazio Galleria Ronzoni, in Piazzale Giotto 1, sede dell’Associazione Culturale ‘Ca’Dura’ (per informazioni info@cadura.it).
* Archivio Internazionale Taccuini d’Artista e Poetry Box di Donato Di Poce
I PERCORSI NASCOSTI DELLA CREATTIVITA’
Appunti per una breve ma veridica storia di un’Idea:
Il Taccuino d’Artista da Leonardo da Vinci a Basquiat.
Taccuini d’Artista
Progetto TACCUINI D’ARTISTA
“Volevo diventare un taccuino d’Artista
Ma per ora ho iniziato a essere
L’inchiostro del mio respiro
In relazione con il respiro del mondo”
Donato Di Poce
Il progetto “Taccuini d’artista”, nasce ufficialmente nel Novembre 2003, con la mostra inaugurata c/o la Casa degli Stampatori di Soncino, con la presenza di 50 artisti.
Prima tappa di un percorso interiore e critico iniziato almeno 10 anni prima, frequentando gli atelier degli artisti e desideroso di far capire ai non addetti ai lavori il percorso CreAttivo e poetico dell’opera d’Arte.
Cresciuto e allevato negli anni, ho costituito l’Archivio Internazionale “Taccuini d’Artista” di Donato Di Poce e oggi siamo arrivati ad inaugurare la mostra di Campobasso, insieme all’amico artista e curatore Mauro Rea, e ad avere in catalogo 118 Artisti e circa 130 taccuini.
Il nostro intento e’ quello di portare questa mostra itinerante in Europa e nel mondo. Ecco in sintesi quello che e’ per me il “Taccuino d’Artista”:
1) Una grammatica di icone, segni e scritture
2) La genesi inconscia di un fondamentale e nuovo medium comunicativo
3) Un’azione creAttiva e un libro di sogni
4) Un esercizio di liberta’, creAttivita’ e d’intimita’ con il mondo
Ma la vera, grande, novita’ stilistica e poetica dei “Taccuini d’Artista”, che ingloba e dialoga sia con la poesia visiva che con il “libro d’Artista”, sta nel fatto non tanto di essere feticci unici, che mettono insieme parola e immagine, ma di essere nel contempo opera e progetto, idea e realizzazione, opera finita e non-finita, molteplice, e simultanea, nel segno della CreAttivita’ totale.
Inoltre, dovrei aggiungere che creare un taccuino d’artista significa mettere in relazione il proprio se’ piu’ intimo con la molteplicita’ dei linguaggi espressivi e fornire al mondo i codici segreti della comunicazione e della relazione con l’altro, quindi diventa la massima esperienza estetica e creativa della molteplicita’ e della simultaneita’.
Ogni uomo, è attratto consapevolmente o no dal bisogno di un’esperienza estetica della vita e del mondo. E più che dalla bellezza di un’opera o dalla personalità di un artista, ama scoprire le poetiche, i processi creativi, la sequenza realizzativa di un’idea, le impronte e le tracce, i tentativi, gli abbozzi e le cancellazioni di una comunicazione iconica e segnica che è anche e sempre una comunicazione psicologica.
Da qui, l’interesse per i segni preistorici sulle grotte, i disegni preparatori degli artisti, i diari, i dessins e i collages, le sinopie, gli “skethbook”, i progetti, i “carnets” gli scarabocchi, la “mail-art” e i “libri monotipi”, in una parola “I percorsi nascosti della creatività”, che ci permettono di entrare nelle “stanze segrete” e negli “atelier” degli artisti, di sbirciare dal loro buco della serratura, per vedere, toccare, leggere, “i taccuini segreti degli artisti”.
Alla ricerca quindi proprio di quell’”Aura” che W. Benjamin aveva individuato come fonte di sacralità e trascendenza che emana da un’opera d’arte originale, e quindi da combattere ed eliminare in vista di una arte riproducibile e popolare o di massa.
Ora, poiché provo grande ammirazione e rispetto per tutta l’opera di W. Benjamin, ( Il più grande saggista del ‘900), vorrei chiarire, che anche a me interessa che l’arte sia di massa, non risevata a un’elitè di persone, più visibile e fruibile possibile e per usare un termine a me caro di Gramsci, “socializzata”, ma questo non significa che l’artista debba dirottarsi su tecniche più riproducibili e di massa come fotografia e cinema, o che debba rinunciare alla sua AURA e ad esprimere i suoi pensieri più intimi e segreti.
Anzi, il mio intento è di precisare che sono in parziale disaccordo con questa tesi di Benjamin sull’Aura. Credo che non ci sia dono più bello che uno studioso, un critico, un collezionista possa fare, se non quello di accompagnare il pubblico nelle stanze segrete degli artisti, a camminare piano piano nella loro mente e respirare i loro sogni, condividere i loro progetti e aspettative, questo credo significhi non solo socializzare, ma anche umanizzare l’arte e in questo so che lo stesso Benjamin sarebbe d’accordo con me, anche se devo precisare che mi trovo molto più in sintonia con le tesi e le riflessioni di E. Zolla sull’Aura.
L’importante è creare, poi si troveranno tempi e modi di diffondere l’arte , di parteciparla e di comunicarla. (Ci sono cataloghi, conferenze, internet e mostre itineranti, etc…). Insomma, distinguerei e difenderei il momento “creativo” da quello “comunicativo”, anzi per andare incontro a Benjamin direi che il vero problema è quello di difendere e diffondere le idee, i mezzi creativi e la “creatività”, non tanto di “massificare” l’arte. Anche se intravedo che il vero problema di oggi, non solo nell’arte, sia da una parte di diffidare di epigoni e replicanti della serialità , dall’altra di democratizzare più possibile i mezzi di comunicazione e distribuzione, al fine di evitare oligarchie, concentrazioni e dittature culturali.
Se, mi chiedessero: Ma cos’è esattamente un “taccuino d’artista” ovvero un “Artist Notebook”?
Potrei rispondere che per me il “taccuino d’artista” è tante cose: non solo e non più un diario, non sempre e non ancora un libro d’artista, non solo un insieme d’idee o una “poesia visiva”, qualcosa di più di un “Carnet de voyage” o di uno “Cahier” delle intenzioni, poi potrei dire che è una lavagna magica di memoria e di desiderio e un feticcio artistico, ma che E’ soprattutto.
Se, poi mi chiedessero: Qual è l’importanza storica e la novità estetica dei taccuini?
Dovrei rispondere che il taccuino d’artista, forse, è la più importante novità stilistica contemporanea, ma è allo stesso tempo una riscoperta di un medium che già nel Rinascimento con Leonardo da Vinci aveva trovato il suo più geniale interprete, in cui l’artista ascolta il suo respiro e inventa il suo linguaggio.
Ma la vera, grande, novità stilistica e poetica sta nel fatto non tanto di essere feticci unici, ma di essere nel contempo opera e progetto, idea e realizzazione, opera finita e non-finita, molteplice, e simultanea.
Inoltre, dovrei aggiungere che creare un taccuino d’artista significa mettere in relazione il proprio sé più intimo con la molteplicità dei linguaggi espressivi e fornire al mondo i codici segreti della comunicazione e della relazione con l’altro, quindi diventa la massima esperienza estetica e creativa della molteplicità e della simultaneità.
Sono convinto, e i successi della 1^ mostra del “taccuino d’artista”, “Taccuini d’Artista: I percorsi nascosti della creatività” del 2003 da me organizzata a Soncino(CR) e ora “Taccuini d’Arista, Artist Notebooks” mostra itinerante, con i 107 “taccuini d’artista” da me collezionati, lo dimostrino.
Posso testimoniare che con i taccuini, e spesso con “l’idea” stessa del taccuino, gli artisti ci mettono in contatto vero e intimo con l’arte e con le più vere e profonde intenzioni e intuizioni estetiche, e ci permettono di cogliere per un attimo la danza magica della creazione, il girotondo incantato delle muse, la memoria, il desiderio, il respiro e il silenzio creativo del mondo.
Tutto ciò, spiega l’interesse sempre crescente per i “taccuini” di Leonardo, furbescamente chiamati “codici ” dall’industria mondiale del best-seller; per i magici “schizzi su lettera” di Van Gogh; per i “Cahier” di Picasso; per la “valigia verde” di Duchamp; i taccuini di Artaud; e i progetti degli “impacchettamenti” di Christo e Janne Claude.
Il mio interesse sempre crescente e trasversale al concetto di “taccuino d’artista”, partito dalla frequentazione degli Atelier degli artisti, è proseguito poi con i Drawings Book e i Photo Album, che inondano la rete di Internet, passando poi ai “Moleskine” di Chatwin, al “Il libro dei sogni” o “Il librone” di Fellini, ai disegni e lo “studio” stesso di Bacon pensato e usato come un taccuino quotidiano, i taccuini di Le Corbusier, quelli di Bob Dylan, le “tracce” aniconiche e fantastiche di Haring e Basquiat, e i tanti anonimi writers metropolitani che con le loro incursioni artistiche, creative e comunicazionali su ogni superficie scrivibile delle nostre città, danno un contributo estetico e morale, alla ricomposizione di un mondo troppo fragile e solo, troppo incompiuto e invisibile, troppo volgare e superficiale.
Donato Di Poce