Atmosfera, e già dice tutto. Ti senti subito immerso in una piacevole sensazione, quasi fossi un piccolo pianeta avvolto da un’aria pulita che ti fa respirare bene. Il nome è già la sintesi perfetta del luogo, confermata dall’eleganza e dalla raffinatezza minimalista del locale, dove i colori tenui, chiari e i riflessi di luce la fanno da padrone, assicurando tranquillità pur essendo a pochi metri da un’arteria stradale supertrafficata che collega Monza alla Brianza.

La cura del dettaglio è un must nelle creazioni di Antonio Pepe

Atmosfera è soprattutto il piacere di stare a tavola per vivere un’esperienza sensoriale e degustativa unica, grazie alle mani sapienti di un giovane chef siciliano, Antonio Pepe, 31enne di Palermo, trapiantato a Monza per dare vita a una cucina che, muovendosi tra tradizione, contaminazioni e innovazioni, riesce davvero a stupire.

Le proposte di Antonio non sono mai banali. Sono ricercate, vivaci, colorate e soprattutto piene di sapori veri e sinceri. Anche le forme sono perfette, tanto che quasi ti bloccano nell’affrontare le singole portale con i “ferri” del buongustaio. Forchetta, coltello e cucchiaio con timore reverenziale s’immergono nella materia delle portate, per non scombinare l’artistico impiattamento e proteggere l’opera raffinata del cuoco, per non mischiare colori e non confondere i sapori. L’occhio viene subito appagato, ma bisogna pur far arrivare tale bellezza e bontà al palato per trovare l’essenza vera del lavoro di questo giovanotto che dalla Sicilia si è portato dietro il sole, il vento caldo e la conoscenza di ingredienti primari, naturali, capaci di andare alle origini di una cucina che ci appartiene, che è prezioso patrimonio del nostro Bel Paese.

C’è tanta creatività nelle proposte di Pepe che attraversano la terra e arrivano al mare, mischiandosi ed esaltandosi contemporaneamente, in una sorta di continuo andirivieni.

“Dopo essermi diplomato nel 2006 alla scuola alberghiera Paolo Borsellino di Palermo – ricorda Antonio Pepe – ho fatto esperienza in alcuni alberghi della città per poi arrivare al Grand Hotel di Rimini, al ristorante La Dolce Vita, nella brigata dell’accreditato chef Claudio Di Bernardo, dal quale ho appreso tanti trucchi del mestiere e in particolare ho capito che anche un ristorante d’albergo può offrire piatti gourmet. E’ la filosofia che sto cercando di portare avanti da quando abbiamo aperto Atmosfera”.

Poi passaggi al Golf Hotel Punta Ala e al Grand Hotel Elba International. Altra esperienza importante quella quadriennale a Il Boscareto Resort di Serralunga d’Alba, in provincia di Cuneo nel cuore delle Langhe piemontesi. Il ristorante della prestigiosa location ha visto come consulente alle attività ristorative il grande Antonino Cannavacciuolo. Pepe, come chef de partie, mette insieme tasselli formativi d’eccellenza per poi proiettarsi nella sua attuale veste di executive chef del ristorante Atmosfera a Monza in viale Elvezia all’ingresso di quello che un tempo era conosciuto come l’Hotel della Regione e oggi è l’Helios Hotel, della stessa proprietà dell’antico Royal Falcone situato a due passi dal centro città.

“Il mio è un lavoro fatto di passione, di voglia di sperimentare, di attenzione e dedizione. – sottolinea lo chef Pepe – E’ fondamentale la scelta della materia prima e la cura del singolo dettaglio. Noi non facciamo miracoli, cerchiamo di scegliere il meglio, cucinando bene gli ingredienti che abbiamo a disposizione. Con un pizzico di fantasia e creatività. Guardo ai prodotti del territorio a KM0, ma non è sempre facile reperire quelli giusti per i piatti che ho in mente. Amo il mare e il pesce che riconosco bene. L’obiettivo primo sono la qualità e l’equilibrio che il piatto deve avere al palato. Per quanto riguarda Atmosfera, siamo in chiusura del primo anno di attività, dopo aver rifatto l’immagine del locale e presentato nuove proposte”.

Il locale ben si presta per eventi e cerimonie.

Nella cucina di Antonio troviamo il calore dello Scirocco, ma anche quello del Favonio, venti caldi che trasportano sapori che dal mare arrivano fino alle nostre montagne, dalla Sicilia giungono alla Lombardia. Basta scorrere il menu per imbattersi in piatti che, partendo da tradizioni culinarie consolidate, si esaltano in rivisitazioni gustose e nel contempo leggere.

Personalmente siamo rimasti sorpresi dal “saluto della cucina”: un fiore composto da una piccola insalata di radici con daikon nero, ravanello macerato su velo di crema di sedano rapa; poi dall’uovo morbido con crema di patate e mandorle, ottimo anche il risotto con capperi, cozze e limone; infine, l’incredibile dolce con gelatina di rum, caramello liquido e tabacco naturale, una vera e propria miniatura artistica, una sorta di piccola installazione, tanto quasi da dover fermare il tempo, prima per soffermarsi bene su ogni singolo dettaglio dell’esecuzione, e poi per non perdere nemmeno un solo istante di sensoriale emozione al palato.

 

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