Un obiettivo, il genio dell’uomo e il fruscio della natura. Fabrizio Delmati oggi fotografa la Basilica di Agliate, l’opera meravigliosa di uomini lontani , nati con il dono di creare il bello.
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Mentre le impalcature in legno salivano, stagione dopo stagione, nelle giornate più ventose si poteva respirare Milano.

O meglio, cogliere la puzza di una cloaca a cielo aperto, in cui la giustizia era poca, quella poca era dalla parte del più forte, e la fame elemento quotidiano

Milano dell'anno mille, patria sporca e misera di una umanità esposta ad ogni malattia, senza possibili cure.

E' così. Gli uomini, donne, e bambini, che costruivano la Basilica accanto al Lambro, avevano una aspettativa di vita di trent’anni, una mortalità infantile altissima e popolavano una Brianza misera fatta da boschi, foreste e baracche in legno

Ebbene, dentro questo quotidiano tragico, guidati da “magistri”, uomini, donne, bambini brianzoli, ad Agliate, trovarono la volontà di prendere un elemento umile come la pietra e farne una bellezza capace di stupire il nostro evoluto nuovo millennio.

Certo, a sentire il sospiro del Lambro sparire sotto il rombare dei motori sull’asfalto, viene un po’ da riflettere sul termine evoluto accostato alla nostra epoca.

Ma fa niente, Agliate è comunque ancora lì, una meravigliosa possibilità di capitelli lavorati, mura solide, colonne levigate secondo il tratto di un’epoca che rincominciava ad interrogarsi sul senso della vita.
