Bramini al presidente del tribunale: “Nessun ostruzionismo, difendo i miei sacrifici”

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Bramini al presidente del Tribunale: "Non faccio ostruzionismo, difendo il lavoro di una vita"

MONZA – Il presidente del Tribunale di Monza spiega l’anticipo dello sloggio di Sergio Bramini al 18 maggio perché l’imprenditore farebbe azioni di ostruzionismo ai potenziali acquirenti in visita alla sua abitazione; lui nega e replica con una proposta: “un contratto di impegno a consentire l’accesso all’immobile per eventuali visite di persone interessate all’acquisto, firmato non solo dallo scrivente e dai suoi famigliari conviventi, ma anche dai due parlamentari che vi hanno eletto domicilio. Avrà così la garanzia (Laura Consentini, presidente del Tribunale di Monza, ndr) anche degli onorevoli Andrea Crippa e Gianmarco Corbetta i quali si impegneranno ad impedire e/o a sanare possibili mie inadempienze”. Purché lo sloggio avvenga “come prevede la legge – ricorda Bramini – dopo la vendita e relativo pagamento dell’abitazione.

Questa la proposta lanciata da Sergio Bramini (e già sottoscritta dagli onorevoli della Lega e del Movimento 5 Stelle), che in un comunicato stampa ricostruisce dettagliatamente la sua vicenda che ieri sera è stata di nuovo al centro di un servizio della trasmissione “Le Iene”.

Sergio Bramini conferma che è sua volontà voler saldare i suoi debiti, negando ogni forma di ostruzionismo. Ma nelle parole dell’imprenditore c’è anche tanta amarezza e delusione ironizzando, ma non troppo, sul fatto che alla fine di questa vicenda, magari, dovrà pagare lui stesso quegli enti locali dai quali attendeva 4 milioni di euro per i servizi dovuti; pagare uno Stato che gli ha dato la possibilità di lavorare. Gratis.

“In primo luogo mi preme puntualizzare che gli “enti locali” verso i quali ero creditore sono di fatto pubbliche amministrazioni e pertanto amministrazioni dello Stato – scrive nel comunicato, rispondendo alla nota stampa del presidente del Tribunale di Monza diffusa nei giorni scorsi – So di non essere un giudice o anche solo un avvocato ma se la Presidente del Tribunale non mi crede la invito a leggere l’articolo 1 comma 2 del Decreto legislativo 165 del 2001 che lo spiega in maniera inequivocabile. Ma probabilmente come la Presidente la pensavano anche il curatore ed il giudice del tribunale fallimentare di Milano visto che non solo non hanno cercato di ottenere la certificazione con garanzia dello Stato dei crediti della Icom (l’azienda di Sergio Bramini fallita nel 2011, ndr) ma hanno anche pensato bene di “transare” a saldo e stralcio”.

Poi una riflessione più generale sul problema dei rimborsi delle pubbliche amministrazioni. “D’altra parte parliamo di uno Stato dove anche il passato Governo tentava di nascondere i debiti delle pubbliche amministrazioni alla Comunità europea negando la certificazione alle imprese – continua Bramini – e forse non può essere considerato irrazionale credere che anche i Tribunali fallimentari perseguissero questa linea”.

Facendo poi precisi riferimenti alla sua vicenda. “Quello che dico è pacificamente dimostrabile, ci sono i documenti a comprovarlo, così come i documenti provano che il curatore si è insinuato nell’esecuzione immobiliare sulla base di un atto nullo intestato a mio figlio e non al sottoscritto – continua nel comunicato stampa – Provano anche che il curatore fallimentare sta continuando a chiedere soldi alla società di mia moglie accusandola di aver tenuto delle attrezzature che in realtà ha venduto lui. Cosa peraltro dimostrata anche dal programma televisivo “Le Iene”. Tutte queste informazioni immagino non gliele abbiano date ma c’è però chi prova oggi a dire che i miei crediti erano addirittura in parte “inesistenti”!”.

Sergio Bramini ribadisce anche la sua volontà di voler pagare i debiti: quel mutuo aperto con la banca per garantire un posto di lavoro ai suoi 32 dipendenti nell’attesa di ricevere i dovuti pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.

“Non è assolutamente vero che il mutuo ipotecario sulla casa non ha nulla a che vedere con il fallimento della Icom – precisa sempre nella nota stampa – è infatti cosa nota che fui obbligato ad accenderlo per poter mandare avanti la mia azienda visto che lo Stato (o Enti locali se preferisce) continuava a non pagare i servizi pubblici essenziali che erogavo. Oggi la banca quei soldi li rivuole (giustamente) indietro e con gli interessi. Ma gli interessi sui crediti della Icom previsti dalla Legge 231/2002 che fine hanno fatto? Ah già…quelli sono stati probabilmente stralciati dal curatore fallimentare!”.

Bramini non ci sta però a passare per colui che fa ostruzionismo. “Per fortuna posso però senza remore alcune affermare che nessun ostruzionismo è mai stato fatto dallo scrivente per impedire l’accesso all’immobile a potenziali acquirenti”, precisa.

Da qui la proposta di un accordo di garanzia. “Ritengo Presidente che questo accordo possa garantire a sufficienza il Tribunale di Monza e che dimostri che da parte dello scrivente non vi è mai stato ostruzionismo – conclude – solo la volontà di difendere il lavoro di una vita ed il frutto di mille sacrifici. Gli onorevoli Crippa e Corbetta hanno già dato la loro disponibilità. Ora le decisione finale spetta a lei”.

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