Bramini, il giorno dopo: consulente del Governo, lotta per riprendersi la casa

0

MONZA – Sergio Bramini non è ancora scritta l’ultima parola. Quella appena trascorsa è stata la prima notte fuori casa, lontano dalla sua villa di via Sant’Albino 22 che da ieri pomeriggio è di proprietà dello Stato. Ma l’imprenditore monzese fallito a causa della Pubblica amministrazione non si ferma: ha accolto la proposta di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio di collaborare con l’ormai prossimo governo targato Lega-Movimento 5 Stelle per cambiare la legge sulle aste immobiliari.

“Mi occuperò di questi casi, affinché che non ci siano altre persone che soffrano quello che ho sofferto io”, ha dichiarato al microfono della trasmissione televisiva “Le Iene”.

È finita (per adesso) nel peggiore dei modi la vicenda dell’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato: neppure un lauto assegno che avrebbe coperto la cifra debitoria messo sul piatto d’argento da un noto imprenditore monzese che ha voluto rimanere anonimo è bastato a rinviare di altri trenta giorni lo sloggio di Sergio Bramini e della sua famiglia. Il curatore fallimentare attraverso il suo avvocato, si è opposto a questa soluzione, dando il via all’esecuzione dello sloggio. Nel tardo pomeriggio Sergio Bramini a bordo della sua auto, accompagnato dai familiari ha abbandonato per sempre quella casa frutto di decenni di fatica e di sudore.

Anche ieri è stata ingente la mobilitazione popolare: in centinaia sono accorsi per sostenere pacificamente Sergio e la sua famiglia. Per fortuna non si sono verificati scontri, una rivolta pacifica con dimostranti che si sono legati con un grande drappo bianco davanti all’ingresso della villa.

“Non avrei mai immaginato di arrivare a questo giorno – ha proseguito Sergio Bramini – mi sembra di sognare. Siamo stati scacciati dalla casa dove ho vissuto 27 anni, dove sono nate le mie figlie e dove i miei sogni si erano realizzati. Ero diventato un imprenditore benestante, la mia famiglia stava bene, fino a quando lo Stato mi ha voltato le spalle”.

Il resto è cronaca degli ultimi mesi: neppure la mobilitazione popolare, la presa di posizione dei partiti (Lega e M5S) alla guida del futuro Governo, neppure la raccolta fondi e un lauto assegno sono riusciti a sventare lo sloggio.
“C’erano i fondi per coprire l’intera situazione debitoria – ha precisato Bramini – La banca e il giudice avevano accettato, ma inspiegabilmente il curatore nella persona del suo avvocato ha detto no, anche alla trattativa, accendendo la miccia. Perché? Motu proprio? Ha avuto un suggeritore? Non si sa?”.

C’è tanta rabbia e stanchezza nelle parole di Sergio, ma l’imprenditore non si ferma. “Non si se riusciremo a comprare la casa all’ asta – conclude – chi ha voluto il bastone con me, non può aspettarsi solo la carota. Teniamo la testa alta e teniamo unita la famiglia”.

Resta sul piatto l’assegno dell’imprenditore monzese che avrebbe potuto saldare il debito di bramini; prosegue la raccolta fondi sulla piattaforma gofundme/bramini che ha quasi raggiunto i 20mila euro e la petizione on line lanciata da Easy Monza.

Barbara Apicella

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci un commento
Inserisci il tuo nome

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.