Bramini: in centinaia a sostenerlo e lo sfratto rinviato per motivi di ordine pubblico

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"Caro Presidente ti scrivo per salvare Bramini": Easy Monza si mobilita

MONZA – Vicenda Bramini: sfratto rinviato al 1 giugno per motivi di ordine pubblico. Erano in centinaia i cittadini che questa mattina si sono radunati davanti alla villa dell’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato.

La situazione avrebbe potuto prendere una piega molto pericolosa se la decisione del prefetto e del questore di applicare l’ordinanza del Tribunale di Monza fosse stata eseguita.  Il rischio davvero di una sommossa popolare con centinaia di cittadini, imprenditori, gente comune, proveniente non solo dal territorio di Monza e Brianza, si è radunata nel giardino della villa di via Sant’Albino 22 per dimostrare solidarietà all’imprenditore che è fallito perché vanta dallo Stato un credito di 4 milioni di euro. Per non licenziare i suoi dipendenti Sergio Bramini ha ipotecato la casa e gli uffici, certo che lo Stato lo avrebbe rimborsato. I soldi non sono mai arrivati, la sua casa è finita all’asta e oggi ha rischiato di trovarsi davvero in mezzo alla strada.

Una vicenda che ha dell’incredibile e anche questa mattina non sono mancati scene kafkiane. Poco prima di mezzogiorno sono arrivati il sindaco Dario Allevi accompagnato dal vicesindaco Simone Villa e dall’assessore Federico Arena. Un incontro che Bramini attendeva da tempo: da agosto, quando il nostro giornale ha iniziato a seguire questa vicenda, l’imprenditore aveva chiesto l’interessamento per quanto possibile del primo cittadino. Che però non è mai intervenuto in merito a questa vicenda. Oggi la villa, presidiata dalle telecamere locali e nazionali, ha visto invece l’arrivo di parte della Giunta e del consiglio comunale con consiglieri sia di maggioranza sia di minoranza.

Allevi ha telefonato al prefetto che ha confermato l’intenzione di rinviare lo sgombero solo dopo la vendita all’asta e il pagamento della casa, dando poi a Sergio Bramini tre mesi di tempo per abbandonare l’abitazione.

Un primo sospiro di sollievo, che non è durato neanche un’ora. L’imprenditore ha ricevuto dal prefetto prima la comunicazione che lo sfratto sarebbe stato eseguito, poi rinviato tra quarantacinque giorni per motivi di ordine pubblico.

Una decisione arrivata dalla Questura e sollecitata anche dall’assessore alla Sicurezza Federico Arena che ha partecipato a tutte le fasi della manifestazione. L’aria si stava sempre più surriscaldando. Bramini, il suo legale, gli ufficiali giudiziari, alcuni politici locali e nazionali erano barricati nello studio dell’imprenditore mentre fuori giornalisti e gente comune si accalcava attendendo risposte.

Le rispose non sono tardate ad arrivare; a darle è stato lo stesso Bramini: tutto rinviato di 45 giorni, e cosa peggiore anche la telefonata fatta ai servizi sociali in merito alla nipotina che vive con l’imprenditore e la sua famiglia. Un gesto che ha parecchio infastidito Bramini che, senza parole, non demorde e conferma di non abbandonare la sua battaglia.

Sulla vicenda continuerà a combattere anche il senatore pentastellato Gianmarco Corbetta che pochi giorni fa aveva tentato l’arma della domiciliazione parlamentare in via Sant’Albino 22.

Avvalendosi dell’immunità parlamentare, sventando in questo modo lo sfratto.
“Lo sfratto è stato rinviato al 1 giugno solo per motivi di ordine pubblico, non hanno ritenuto di considerare inviolabile gli uffici di un parlamentare – ha dichiarato – Su questo aspetto non sono d’accordo e anche i nostri legali affermano che la ragione è dalla nostra parte. Investirò la giunta dell’immunità parlamentare di questo caso. Io spero che entro il 1 giugno la si riesca a riunire e si pronunci in qualche modo. I tempi tecnici sono stretti ma cercheremo di farlo e tutti i parlamentari che oggi erano presenti lo saranno anche il prossimo 1 giugno”.

Applicazione della legge, o accanimento contro Bramini? “Non mi sento di rilasciare dichiarazioni su questa cosa e ho rispetto della magistratura e delle forze dell’ordine che oggi sono intervenute per svolgere il loro lavoro – ha concluso – La mia azione di insediare il mio ufficio parlamentare nella casa di Bramini non era ostile, ma era un modo per dare una via d’uscita e una soluzione onorevole per tutti. Continuerò a portare avanti questo percorso”.

Barbara Apicella

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