1 di 34

Se la ricchezza metropolitana meneghina voleva guardare un angolo di cielo, doveva rivolgersi al Nord.

Lì, dove, in un orizzonte non ancora fuso dallo smog, lo sguardo e l’attenzione accarezzavano la Brianza

Il barocco, il settecento, e ancor più l’ottocento, cambiarono il paesaggio seminando architetture spettacolari e per i brianzoli, anche un modo nuovo per trovare sostentamento.

nella generazione di Giuseppe e Fausto, famiglia nobile di architetti, reduci dalla ristrutturazione (e dalle speculazioni) della ricostruzione del Castello Sforzesco e dallo smantellamento del Lazzaretto.

Innanzitutto tracciarono il viale di ingresso, un’opera monumentale, che tracciò una nuova via che partiva da Paderno Dugnano.

Poi, fecero i giardini, e la monumentale abitazione abbracciando la tendenza arrogante ma anche meravigliosa di mischiare tutte le concezioni di bellezza delle varie epoche, costruendo uno "stile nuovo", eclettico, appunto.

Ebbene, la bellezza nata allora, in quell'ampio angolo di Brianza, è ancora sensazione presente, a visitarlo.

lo stesso che rende la struttura in drammatica attesa di attenzioni pubbliche indispensabili per tenerla almeno in piedi.

Sulla passione e la follia delle persone della Fondazione che la governa, e dell’associazione dei Volontari,
