MONZA – Sono l’amore, la vicinanza, l’affetto e la determinazione a farli sentire ancora persone vive e importanti per la società. Quelle medicine che aiutano i malati a non arrendersi. Questi gli ingredienti che guidano le attività all’interno del Centro diurno Alzheimer di via Gallarana che domani, sabato 7 ottobre, spegne la decima candelina con un grande momento di festa e di condivisione: alle 15 la Messa, l’apericena e poi la sera in compagnia con malati, familiari, tanti amici e persone che in tutti questi anni hanno sostenuto il progetto pionieristico portato avanti dall’Associazione Alzheimer di Monza fondata dalle sorelle Giovanna e Alfonsa Quinto.
Due donne straordinarie che hanno vissuto direttamente sulla loro pelle l’esperienza della malattia dell’adorata mamma seguendola passo passo, non abbandonandola mai e facendosi poi paladine e portavoci delle esigenze dei malati e dei loro familiari. Sono le state le prime quasi vent’anni fa a parlare di Alzheimer, a far conoscere senza tabù il dramma di questa malattia che divora ricordi e memoria. Una malattia che rendi i figli perfetti sconosciuti di fronte ai genitori, una malattia che strazia sia chi ne è affetto sia i parenti.
Ma Giovanna e Alfonsa non si sono arrese e hanno dato vita in città a due centri diurni: il primo diciassette anni fa in via Molise e che oggi ospita 35 pazienti e l’altro dieci anni fa in via Gallarana dove vengono seguiti 33 pazienti. Malati di Alzheimer con stadi diversi di gravità della malattia e anche con età diverse con casi anche di persone che hanno poco più di 50 anni. Dal lunedì al venerdì i pazienti vengono accolti dalle 8 alle 18 seguiti da psicologici, medici e professionisti e coinvolti in numerose attività con la prossima inaugurazione anche di un corso di teatro.
Giovanna e Alfonsa in questi anni hanno sempre più affinato la conoscenza e la competenza in questa malattia, ma hanno mantenuto immutato quell’aspetto di umanità e di rispetto dell’altro che vive un momento di fragilità. “I miei malati sono persone eccezionali – racconta Giovanna – Persone che vivono la fatica e i sacrifici che questa malattia genera. Comprendono il disagio, vivono il loro star male, ma sentono anche la profonda necessità di non stare soli di essere circondati dall’amore, dalla famiglia, di essere stimolati da nuove attività. Oggi purtroppo la medicina non ha ancora trovato una cura per l’Alzheimer, ma l’impegnare i malati in attività e stimolarli è fondamentale. Questo anche la scienza lo ha riconosciuto”.
Si respira tanta serenità entrando nella struttura di via Gallarana. Quella serenità che traspare dalle parole di Giovanna che, ci anticipa, quel dono che domani verrà consegnato a tutti i partecipanti alla grande festa del decennale del Centro Diurno. Un vasetto, pieno di semi, da portare a casa e coltivare con amore e dedizione, così come amore e dedizioni in questi anni Alfonsa e Giovanna hanno portato avanti le due pionieristiche avventure dei Centri Alzheimer.
Salutandoci con il biglietto che accompagnerà il dono: “Ero una piccola violetta mammola e tremavo di freddo ma continuavo coraggiosamente a profumare l’aria perché quello era il mio dovere”.
B.Api.