Chi siamo? Semplicemente noi

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Chi siamo? Semplicemente noi

“Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. Queste le domande che, inserite nel titolo stesso della sua opera, si pose Gauguin.

E con il contenuto della sua arte post-impressionista ha proprio cercato di dare una risposta a questi quesiti, mostrandocela sulla tela.

Forse, trovare una risposta per queste domande apparentemente così semplici, è molto più difficile oggi che ai tempi dell’artista Gauguin.

Chi siamo noi, oggi?

Siamo i figli di una società che ci plasma e che ci vuole tutti uguali. Rispondendo però non a quel principio di uguaglianza che fin dalla rivoluzione francese si innalzava alto tra le voci di protesta, bensì di quella uguaglianza che ci omologa tutti quanti. E che così ci vuole, tutti corrispondenti a un canone estetico, etico e comportamentale già stabilito per noi. Che dobbiamo semplicemente accettare e seguire.

Ma allora, chi siamo veramente?

Come troviamo, ampliamo e costruiamo una nostra solida identità in un mondo che ogni giorno ci invia segnali e messaggi, più o meno espliciti, su chi dovremmo essere. E su come sia giusto esserlo.

Chi siamo? Semplicemente noi

Veniamo letteralmente bombardati ogni minuto, secondo dopo secondo, da immagini. Immagini che ci dicono come dovremmo vestirci, come dovremmo posare in una fotografia, come dovremmo portare i capellicome dovremmo sorridere.

In un mondo mediatico che ci descrive il divertimento come un continuo passaggio dal fumo all’alcool in quell’effimera e illusoria estasi creata solo dal momento. Che ci racconta di quanto il successo nella vita sia strettamente correlato all’accumulo di denaro. E che ci mostra come essere felici grazie a un lavoro remunerativo, a una macchina lussuosa e a un cellulare di ultimissima generazione

in un mondo del genere, come possiamo comprendere la nostra vera identità?

Come ritrovarsi in un mondo in cui se non raggiungi un determinato numero di follower e di consensi sui social network, non sei nessuno? Non esisti?

Come trovare la chiave per capire noi stessi? Che siamo esseri unici e inimitabili, irripetibili. Ognuno di noi è una stella che brilla di luce propria e non riflessa. Siamo colori di una stessa tavolozza, ma ognuno con le proprie irriproducibili sfumature.

Chi siamo? Semplicemente noi

Per trovare noi stessi e comprendere la nostra unicità dobbiamo innanzitutto sradicarci da questa società che ci vuole tutti uguali. Tutti identici. Dei robot programmati per seguire un modello, un esempio.

Chi siamo?

Come ci liberiamo da questi schemi malati e sempre più stretti?

Paradossalmente non prendendoli in considerazione. Comprendendo, prima lo si fa e meglio è, che noi non siamo le foto che pubblichiamo in rete. Ma quelle scattate per conservare il ricordo di un momento bellissimo e irripetibile della nostra vita.

Rendendoci conto che la nostra felicità non va a braccetto con il nostro conto in banca, ma con il nostro star bene con noi stessi e con le persone, l’ambiente e le situazioni che ci circondano.

Che un vestito è bello se piace a noi, se ci sentiamo a nostro agio indossandolo e se, tra le trame delle sue cuciture, stiamo comodi e ci sentiamo coccolati.

Che un lavoro soddisfacente non lo è per la posizione che ci farà acquisire lungo la piramide della società, ma per la felicità e il piacere che ci regala, perché ci permette di fare ciò che vogliamo davvero.

Essere noi stessi significa capire che le uniche vere persone che contano nella nostra vita, sono quelle che ci amano e che amiamo, con le quali condividiamo gioie e dolori, i compagni della nostra vita, e non quelli che mettono un click alle nostre foto.

Essere noi stessi è sorridere. Ma sorridere davvero. Per il reale, puro e spontaneo gusto di farlo.

Chi siamo? Semplicemente noi

Spontaneità. Noi. Semplicemente noi.

Ecco chi siamo.

Ecco chi dovremmo capire di essere.

Francesca Motta

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