Cigno sparito, sempre un mistero. Animalisti arrabbiati con la Provincia

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Cigno sparito, sempre un mistero: animalisti arrabbiati con la Provincia

MONZA – Si infittisce il mistero sulla sorte del primo cigno ferito del Parco di Monza che recuperato nella seconda metà di luglio non ha più fatto ritorno al laghetto. La risposta ufficiale ricevuta dalla Leidaa di Monza e Brianza infittisce il grande giallo che da tempo si cela dietro a questa misteriosa scomparsa. La risposta della Provincia invece di fare chiarezza aumenta i dubbi e avvalora quelle voci che da tempo si susseguono: il cigno non farà più ritorno a casa.

Eleonora Villa, responsabile della delegazione provinciale della Leidaa (Lega italiana difesa animali e ambiente) aveva inviato il 7 agosto alla Polizia provinciale di Monza e Brianza una lettera chiedendo un accesso agli atti in merito all’episodio del cigno selvatico di proprietà del Consorzio del Parco e della Villa Reale che il 22 luglio era stato prelevato dal laghetto in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini del suo ferimento.

Villa nella sua missiva era stata molto precisa chiedendo gli estremi della segnalazione, il verbale di cattura, i referti veterinari con allegata relazione, il verbale di trasferimento all’ente autorizzato e convenzionato, il verbale di rilascio in natura con le coordinate del luogo e gli eventuali atti discrezionali del comando della Polizia provinciale a giustificazione del trasferimento del cigno dal laghetto della Villa in un altro luogo.

La risposta è arrivata ieri, facendo immediatamente imbufalire Eleonora Villa. Invece di una dettagliata documentazione sul percorso dell’animale dal momento del prelievo a quello del rilascio, si è trovata solo una breve risposta dove si confondevano le descrizioni del caso del prelievo del primo cigno con quello di un altro cigno selvatico ferito recuperato il 5 agosto dagli stessi volontari della Leidaa e da Barbara Zizza (del gruppo Facebook “Monza a 4 zampe”) e poi trasferito – sempre dai volontari – su richiesta e autorizzazione della Polizia Provinciale e del Consorzio del Parco e della Villa all’Oasi di Vanzago.

La risposta della Provincia di Monza e Brianza fa riferimento ad entrambi i prelievi spiegando che “la richiesta di intervento è stata attivata dalla Guardie ecologiche volontarie del Parco Valle Lambro cui è possibile rivolgersi per ottenere in quanto titolari la documentazione depositata – si legge nella lettera – L’intervento di recupero è stato svolto da personale specializzato del servizio Gev Monza e Brianza afferente al Comando della Polizia provinciale. La salute degli animali è stata opportunamente verificata da veterinari che hanno prescritto le idonee modalità di cura, indicando i trattamenti successivi e l’esemplare riconoscibile attraverso anello inamovibile con numerazione (senza però specificare quali dei due fosse, ndr) si trova attualmente in cura presso la clinica veterinaria dell’Oasi Wwf di Vanzago e potrà essere rilasciato al legittimo proprietario”.

Ma quanto chiesto da Leidda era ben altro: che fine ha fatto il cigno prelevato a luglio? Dove è stato rilasciato?

Domande che ad oggi, ufficialmente, rimangono senza risposta. “Nella risposta della Provincia di Monza e Brianza ci sono riferimenti solo al cigno prelevato il 5 agosto, del primo del quale abbiamo chiesto esplicitamente chiarimenti ne sappiamo meno di prima – continua – Noi vogliamo sapere dove il primo cigno è stato prelevato e poi rilasciato, che cosa gli è accaduto”.

Una richiesta che Leidaa ha inoltrato alla Polizia provinciale per smentire voci che da tempo si susseguono, ma che con questa risposta ufficiale non vengono però contraddette. “Voci che arrivano soprattutto dai frequentatori del laghetto – incalza Villa – che sostengono che il primo cigno sia stato prelevato dal laghetto della Villa Reale ma non sia stato verificato in loco che fosse un animale selvatico del lago e poi una volta curato e rilasciato trasferito al laghetto in prossimità di Cem Ambiente all’interno dell’Oasi Le Foppe del Parco Rio Vallone tra i Comuni di Cavenago e Cambiago”.

Eleonora Villa e un’altra volontaria di Leidaa ci hanno voluto vedere chiaro, facendo un sopralluogo in quell’area e trovando un ambiente tutt’altro che sicuro e bucolico. “Quello spazio è possibile percorrerlo con auto e moto – precisa Villa – Peraltro quella zona è diventata luogo di bivacco di sbandati e ci sono insediamenti abusivi. Un luogo tutt’altro che sicuro per un animale selvatico. Noi avevamo richiesto un accesso agli atti per avere risposte certe e precise da dare ai cittadini e riceviamo una risposta che non corrisponde a quanto abbiamo domandato”.

Villa è imbufalita: la pratica del secondo cigno la conosce bene essendo stati i volontari di Leidaa con Barbara Zizza a recuperare e trasferire l’animale a Vanzago.

Sul primo dolcissimo animale dopo quasi due mesi dal prelievo del laghetto i dubbi si fanno sempre maggiori e la speranza che ritorni a casa sempre più flebile.

Barbara Apicella

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