MONZA – Un’interessante chiacchierata a tu per tu con il conte Giulio Durini, discutendo di Villa Reale, arte, cultura e rilancio del turismo in Italia. Perché, come ci ha ricordato il nobile, “tutto si può esportare, ma per ammirare il Colosseo e gli altri tesori artistici bisogna necessariamente venire nel Belpaese”.
Un incontro stimolante quello svoltasi sabato pomeriggio in Villa Reale: seduti attorno a un tavolo analizzando pecche e potenzialità dell’arte e dei tesori dell’Italia, troppo spesso frenati dalla burocrazia e dall’incapacità di promuovere bellezze che, da sole, richiamerebbero migliaia di turisti dall’Italia e dal mondo. Villa Reale e Parco di Monza compresi.
Non è stato tenero il conte Giulio Durini ospite dell’incontro “Il Cenacolo Letterario del Cardinal Durini”, inserito nella rassegna di appuntamenti per celebrare i 240 di storia della Villa Reale di Monza. Al tavolo anche Antonetta Carrabs, presidente della Casa della Poesia, che seguendo l’esempio del cardinal Durini ha riportato arte , cultura e poesia all’interno della Villa Mirabello.
“Il nostro problema per il rilancio delle ville è la destinazione d’uso – ha spiegato il conte, citando diversi esempi oltre confine – All’estero sono musei di se stessi, e lo stesso discorso vale anche per il rilancio della Villa Reale, del Mirabello e del Mirabellino”.
Un progetto senza dubbio realizzabile: basta girare un po’ l’Europa per rendersi conto della bravura degli stranieri a promuovere i propri tesori che, certamente, hanno molto da invidiare ai nostri. Ma dalla Francia alla Germania la capacità, volontà ed intuizione di privati ed enti hanno permesso la riapertura di ville e palazzi che, magari senza arredi o con gli arredi perfettamente ricostruiti, attirano ogni anno milioni di visitatori, riempiendo le casse e garantendo una costante manutenzione del tesoro.
“La comunicazione è fondamentale – ha ricordato il conte – Un esempio è la Reggia di Caserta: con l’arrivo di un nuovo direttore e di una nuova modalità di comunicazione le visite sono aumentate. Monza potrebbe fare molto di più, è infatti nel cuore dell’Europa. Ha visto il passaggio degli austriaci e di Napoleone, vanta insieme a Città di Vaticano il privilegio dell’esercito armato all’interno del suo Duomo (gli alabardieri, ndr)”.
Chicche e gioielli che però non sono conosciuti (tante volte anche ai monzesi) e soprattutto adeguatamente promossi. “Anche in Brianza abbiamo tesori, ma non riusciamo a far venire la gente: perché? – è la domanda che si è posto e ha posto agli interlocutori il conte Durini –. È un problema tipicamente italiano e la mancanza di una continuità amministrativa certo non aiuta”.
Il conte ha le idee chiare: riaprire le ville, e soprattutto arredarle, renderle affascinanti e appetibili al grande pubblico, pronto e ben lieto di arricchire il turismo culturale, purché non ci siano solo muri e stanze vuote da visitare. Proprio come nel caso della Reggia monzese con mobili e arredi distribuiti tra Quirinale e ambasciate. “Bisogna ricreare i giardini e gli arredi – ha proseguito facendo gli esempi delle dimore francesi – Così si fanno rivivere i palazzi ed è un modo per attirare i turisti. La destinazione d’uso è soltanto un pretesto per non fare e nessuno si prende la responsabilità d’agire”.
Una seconda vita della Villa Reale: così la immagina il conte Giulio Durini e così ce l’ha fatta immaginare. Sognando i maestri falegnami e intagliatori di Monza e Brianza impegnati nella ricostruzione fedele degli arredi, animando in questo modo le stanze della Reggia e al tempo stesso attirando i visitatori. Ma non solo, diventerebbe anche motore e traino per il rilancio dell’economia e dell’artigianato locale.
“In Italia dobbiamo capire che cosa vogliamo fare da grandi – ha aggiunto – Ma se tutto resta così, tutto crolla e non lasciamo nulla ai posteri. I tesori vanno ricostruiti, così come è avvenuto in Russia e in Germania. Gli italiani sono talebani del non fare e per paura di essere criticati non agiscono”.
E a rimetterci è il turismo: perché fuori dalla Villa Reale di Monza non ci sono file di turisti che vogliono visitare la Reggia? “Bisogna riempire le stanze – conclude – Abbiamo i migliori tessitori e mobilieri, che potrebbero realizzare le copie delle stanze e degli arredi. Bisogna ricreare quell’atmosfera che attira il visitatore.
Perché il turista, non solo ha bisogno di ammirare il bello, di respirare la storia. Ma ha anche e soprattutto voglia di sognare, di immergersi in un’epoca lontana.
B. Api