Falò di Sant’Antonio: si accendono storia e tradizioni

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Falò di Sant'Antonio: si accendono storia e tradizioni

VILLASANTA – Le nostre tradizioni e le nostre radici sono le basi per il nostro futuro che, in questo mondo globalizzato e superveloce, non devono andare assolutamente perdute.
Da qui l’idea di ricordare e divulgare storie e tradizioni della nostra terra di Brianza attraverso la voce e la conoscenza di Ghi Meregalli, appassionata di storia locale, anima e volto del corteo storico di Monza che da decenni racconta, in occasione della Sagra di San Giovanni, quella storia della città  poco conosciuta.

Ghi ci farà riscoprire come i nostri antenati festeggiavano santi, storie e ricorrenze contadine. Spesso con feste e riti che ancora oggi si ripetono.

Proprio come quello del grande falò di Sant’Antonio che viene acceso in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, appena celebrata lo scorso 17 gennaio. Ma nessuna paura, non siamo in ritardo: uno dei falò più grandi e amati della Brianza non è ancora stato acceso. Si tratta del grande falò di Villasanta: l’appuntamento è per domani, domenica 21 gennaio, nel grande campo dell’oratorio di San Fiorano (tra le vie Sciesa e Manzoni) dove alle 16.30 si celebrerà la tradizionale benedizione degli animali e alle 17 l’accensione e la benedizione del grande fuoco.

L’evento, promosso dagli oratori di Villasanta, da La Ghiringhella e dal Gruppo Alpini di Villasanta rispecchia fedelmente l’antica tradizione brianzola, chiedendo la benedizione del Signore per gli animali che prestano aiuto all’uomo nel lavoro o che (come oggi sempre più spesso accade) gli tengono compagnia. Seguita poi dal rito propiziatorio dell’accensione e della benedizione del fuoco, invocando non solo prosperità, ma anche fraternità e gioia.

“Sant’Antonio Abate è uno dei santi più conosciuti e amati della Brianza – ci spiega Ghi Meregalli – chiamato dalla tradizione popolare Sant’Antoni del Purcell, per quel porcellino che lo accompagnava nell’iconografia tradizionale, simbolo del demonio”. Da qui il grande legame con il mondo degli animali e l’antica tradizione, che ancora oggi in alcuni paesi e città della Brianza si ripete, di far benedire le bestie in occasione della sua ricorrenza.

“Santo Antonio Abate era un santo molto potente – prosegue Ghi Meregalli, con quel suo dono di raccontare la storia in modo semplice e coinvolgente – Lo invocavano le ragazze alla ricerca di un marito, chiedendo la grazia di non rimanere zitelle per tutta la vita”.
E a tale proposito c’era proprio una preghiera (che noi pubblichiamo, sperando che possa magari essere utile alle single in cerca dell’anima gemella) che così recitava:
“Sant’Antoni gluriùs, damm la grazia de fa ‘l murùs, damm la grazia de fal bèll, Sant’Antoni dal purcell”.

Ma Sant’Antonio Abate non veniva solo invocato dalle ragazze (ma anche dalle donne) che volevano mettere su famiglia. Visto il suo ampio raggio d’azione e i grandi poteri i fedeli spesso lo invocavano per scongiurare incendi e il suo nome è anche legato a una dolorosa malattia (herpes zoster) nota anche come “fuoco di Sant’Antonio”.

Fuoco, calore, benedizione, lotta contro il diavolo. Un immaginario ampio e variegato quello che c’è attorno alla figura di Sant’Antonio Abate e attorno a quel rito propiziatorio che domani pomeriggio verrà ripetuto anche a Villasanta.

“Accendere il fuoco per Sant’Antonio rientra in tradizioni antichissime, connesse ai riti della fertilità – prosegue Ghi Meregalli – In terra di Brianza “brusà genè” (cioè bruciare gennaio) significa bruciare l’anno vecchio o bruciare la vecchia sul ramo della pira di legno. Il fuoco del falò brucia le scorie e propizia la nascita della nuova natura che dorme sotto la coltre ghiacciata di gennaio”.

Chiudendo questo spazio dedicato alla tradizione e di buon augurio – per noi e per i nostri lettori – con quella filastrocca che le nostre nonne  ci canticchiavano in occasione della festa di Sant’Antonio Abate

Sant’Antoni del purcell
Ch’el sunava ul campanell,
ul campanell el se scepaa
Sant’Antoni l’è scapaa
L’è scapaa dedree d’una porta
Gh’era là una donna morta,
l’ha ciapada per i pee
l’ha tirada in un pulee
ul pulee el se saraa
Sant’Antoni l’è scapaa

B.Api

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