Ferrari grazie lo stesso. Qualcosa che è andato storto al via, qualche lecita furbata, e il sogno svanisce. Ma lo stesso in queste ore siamo orgoglio del tanto presente, e della tanta memoria.
Insomma, sul cielo della Brianza resta forte il senso della storia, quella rossa, italiana, che va oltre chi passa prima il traguardo.
Quanto è stato bello, al di là delle amarezze, questa settimana visuta dentro un circuito vicino ai 100 anni, che rischiano (ma non ci crediamo) di essere festeggiati senza la Formula 1.
La vittoria Mercedes a Monza chiude una 3 giorni Brianzola come non se ne vedevano da tempo. Fatta di passione e amore vero. L’urlo di un popolo che non vuole perdere uno dei simboli della propria cultura, come il Gran Premio d’Italia a Monza, che non può essere globalizzato e ucciso da un senso solo economico.
Storia di un circuito e di uomini che hanno vissuto, lottato e scritto drammi. Memoria di una italianità della Formula Uno che non può esser negata per questioni finanziarie.
Una memoria rossa viva. Con un passato fino ad oggi fatto da 18 vittorie, concentrate nei tempi eroici, e solo una negli undici anni, quelli dell’elettronica esasperata. Al di là di una Formula Uno non ancora nata ufficialmente, il primo successo della serie si chiama Ascari, e ha una data lontana. 1949. 6 anni dopo Alberto avrebbe perso la vita sul circuito, e dato un nome a quella curva che lo vide passare dall’altra parte.
Ascari resta comunque il senso di un autodromo, di una città, di una nazione e una tradizione motoristica ineguagliabile. Suoi furono i primi successi ufficiali monzesi del cavallino, nel 1951 e 1952.
Per il successivo successo “in rosso” bisognerà aspettare quasi 10 anni, e che si esauriscano in qualche modo le costellazioni di leggende chiamate Fangio e Moss. A ridare un senso italiano alla Ferrari è un uomo venuto da Miami: Phill Hill, per un podio tutto rosso vivo (1960 e 1961). Poi Surtees (1964) e Scarfiotti (1966 con doppietta) completeranno il decennio.
Vittoria Ferrari a Monza.
Gli anni settanta si apriranno con la magnifica storia di Clay Regazzoni, ticinese, straniero di bandiera ma italiano di cultura e appartenenza. Bisserà nel 1975, in un’altra fase della sua parabola, e da lì si andrà a Scheckter (1979).
Anni ottanta, anni grigi. Solo Berger, alla fine, nel 1989, scrive una vittoria Ferrari a Monza: ad annunciare che la storia stava tornando. Gli anni novanta infatti videro i tre successi di Michael Schumacher, per il pilota tedesco e la Ferrari da sommare ai 2 del nuovo millennio (2003 e 2006). Secolo nuovo che vide anche le vittorie di Barrichello (2002 e 2004) e Alonso (2010).
Ora, oggi, anche senza la vittoria, continua una storia che non ha nessun senso “umano” che finisca.