Troppo buonismo? A leggere e sentire i commenti delle persone, oggigiorno c’è da sbalordirsi.
Vogliamo i Carabinieri sempre pronti, con l’uniforme perfetta, che intervengano in pochi minuti ad arrestare il ladro, che ha appena rubato il cellulare a nostro figlio. Poi, però, pretendiamo che, quando le forze dell’ordine sono aggredite con un coltello, arrestino il malvivente senza fargli neanche un livido. Altrimenti, sospesi dal servizio. Guai a dargli uno scapaccione quando lo porti in cella: lo hai torturato, vergognati! Porti una divisa!
Mi dispiace, signori miei, ma così non va.
Vogliamo che la Polizia ci protegga dalla mafia, difenda i deboli dalle prepotenze e dalle estorsioni nel quartiere. Poi, però, se nostro figlio scappasse col motorino perché viaggiava senza casco, pretendiamo che nessuno gli sequestri nulla, sennò poi come ci va al lavoro? Guai, poi, se un poliziotto si sia permesso di dargli uno schiaffone. Via, sotto processo! Vergognatevi! L’educazione è responsabilità della famiglia, non vostro! Già, peccato che oggigiorno un padre è il primo a perdonare. Per ogni mamma, poi, “i figli sono pezzi ‘e core” e in fondo, dai, sarà solo un bravo ragazzo, che è scappato dalla Polizia perché ha avuto paura. Buonismo…
Mi dispiace, signori miei, ma così non va.
Vogliamo che i nostri figli studino, diventino dei validi professionisti e abbiano successo nella vita. Ma poi andiamo fuori da scuola a picchiare il professore che gli ha dato un’insufficienza. Come si permette quell’insegnante di dargli un brutto voto? E se il docente in classe finisce per subire passivamente gli insulti, le botte e le minacce dai nostri figli, ci stupiamo pure. “Avrà sicuramente sbagliato qualcun’altro, lui non ha colpe, è un bravo ragazzo”, pensiamo. Mi dispiace, signori miei, ma così non va.
E, allora, piantiamola una volta per tutte con il buonismo. Oggi, per essere veramente dei rivoluzionari, bisogna sostenere tutte quelle tesi che erano ovvie e normali solamente trent’anni fa. E allora, iniziamo tutti quanti a cambiare: se vediamo che un carabiniere dà un calcio nel sedere a un ladro mentre lo porta in cella, cominciamo a porci il dubbio che abbia fatto esclusivamente il suo dovere; se vediamo un poliziotto acchiappare un ragazzo e dargli uno schiaffone, perché è scappato col motorino mentre viaggiava senza casco, chiediamoci se la Polizia abbia fatto unicamente il proprio dovere; se un professore dà un’insufficienza a un alunno o la preside lo sospende dalla scuola, perché si è comportato male con loro, riflettiamo sulla possibilità che abbiano fatto solo il loro dovere.
In questo caso, però, se davvero dovesse capitarmi, quando mio figlio tornerà a casa, io non lo perdonerò subito e non dimenticherò in fretta l’accaduto; prima lo punirò, poi gli darò un ceffone o un calcio nel sedere di quelli giusti e, infine, lo obbligherò a chiedere scusa a tutti i professori della scuola, a uno a uno.
Così, forse, anch’io potrò chiedermi se avrò fatto solamente il mio dovere.
Andrea FOFFANO