La nostra rubrica che curiosa all’interno del magico e sempre sorprendente mondo dei fiori, dedicherà in questi festivi e spumeggianti giorni di dicembre, uno sguardo a quelli che, nell’universo della natura, sono i simboli per eccellenza del Natale.
Diamo, dunque, inizio a questa festiva scia parlando dell’Agrifoglio.
Non solo nei campi coperto da una lieve cupola di rugiada mattutina o ad abbellire gli alberi e il sottobosco per rendere magicamente festivo il territorio circostante, ma anche nelle nostre case. Appeso alla ghirlanda che dà il benvenuto nella nostra dimora, come addobbi natalizi da appendere al nostro abete casalingo e per abbellire un’invitante tavola festiva, l’Agrifoglio è una pianta che è una garanzia per infondere spirito natalizio e festoso nell’ambiente intorno a noi e, di conseguenza, nei nostri cuori. Le sue tipiche foglie verdeggianti dai classici aculei pungenti ben abbinate alle bacche rosse fiammeggianti che vi spuntano al centro, sono i soggetti preferiti dei disegni decorativi sulle vetrine dei negozi che, appositamente per l’occasione, si vestono a festa.
L’Agrifoglio: una tenace resistenza della natura
Anche detto Aquifoglio, Alloro Spinoso o Pungitopo Maggiore, l’Agrifoglio è alquanto caratteristico anche per l’origine del suo nome. I suoi rametti, infatti, venivano posti sulle corde alle quali si appendeva la carne salata per proteggerla dai topi, e da qui deriva anche il nomignolo di Pungitopo. Il suo nome botanico, invece, è Ilex aquifolium composto da acer, cioè acuto e folium, foglia, in riferimento alle sue foglie spinose.
L’Agrifoglio è considerata una pianta sacra, nonché portatrice di fortuna: nel passato veniva usata per scacciare la sfortuna dalle case, gli spiriti maligni e le maldicenze della gente, apportando così serenità e protezione all’abitazione. Essendo un sempreverde, le sue foglie infatti restano rigogliose per tutto l’anno, è simbolo di eternità e, non da ultimo, per le sue foglie estremamente pungenti rappresenta anche l’aggressività.
Inoltre, secondo la tradizione cristiana, la struttura della foglia di Agrifoglio ricorderebbe la corona di spine indossata da Gesù Cristo e i frutti rossi il suo sangue versato in sacrificio.
Ma forse, la caratteristica più interessante dell’Agrifoglio è quella che non tutte le sue foglie, in realtà, pungono. A tal proposito, nella stessa pianta sono presenti foglie di tipo diverso, man mano che si sale verso il suo apice le foglie diventano lisce, prive di quegli aculei che continuano a contraddistinguere, invece, quelle nella parte bassa della pianta. Una sorta di meccanismo di autodifesa che l’Agrifoglio mette in atto per proteggersi dai possibili attacchi degli animali, quasi automaticamente, facendoci riflettere su quanto la natura non solo sia estremamente meravigliosa, delicata e sorprendente, ma anche intelligente e pronta ad affrontare ogni eventualità.
E probabilmente, è proprio per questo che le bacche dell’Agrifoglio mantengono sempre acceso e vivo il loro rossore, coperte da una coltre di neve, sottoposte alla violenza delle intemperie oppure disturbate dagli animali. La natura ricompensa le proprie creazioni e dona loro gli strumenti per proteggersi e per preservarsi, ecco quindi spuntare i pungenti e vigorosi aculei che rendono unico l’Agrifoglio.
Rosso Natale e verde perenne
Un’antica tradizione pagana racconta del Re Agrifoglio, il sovrano d’Inverno che ogni anno si divide il trono del tempo con il Re della Primavera. Un uomo dalla lunga barba bianca e dal sorriso radioso che porta i suoi regali a chi ha conservato in sé uno spirito bambino. Ecco chi è il Re Agrifoglio, una versione “fiorita” del dolce e caro Babbo Natale che, proprio per non dimenticare le sue antichissime origini, ancora oggi porta tradizionalmente un rametto di Agrifoglio sul berretto.
Dal rosso del cappello e di tutta la divisa di Babbo Natale, a quello sempre vivace delle bacche dell’Agrifoglio che simboleggiano, a ragione, l’incessante vitalità della natura e del ciclo della vita che nonostante l’impallidirsi del sole in inverno, non si ferma mai. Proprio per questa sua peculiarità l’Agrifoglio è da sempre annoverato come la pianta simbolo dell’inverno e, di conseguenza, delle festività che porta con sé: perchè anche se le giornate si accorciano, il freddo si fa pungente, la nebbia e la neve cadono senza pietà sul suolo e la notte giunge sempre troppo presto, nell’ombra si fa strada l’Agrifoglio. Un punto luce rosso e verde brillante che si fa messaggero di gioia e di convivialità, il simbolo perfetto dell’inverno e del suo Natale, per illuminare e portare il sole anche quando quest’ultimo si “spegne” in anticipo.
Per lo stesso motivo, qualche giorno prima del Solstizio era tradizione regalare dei rametti di Agrifoglio alle persone amate: essi rappresentavano l’immortalità, la sopravvivenza oltre la morte apparente, e avrebbero portato una piccola luce nel buio e un po’ di calore nel gelo, insieme alla fortuna che proviene dai mistici anfratti della natura.
Esiste, inoltre, una leggenda diffusa nei paesi nordici che racconta la nascita della pianta: il figlio del dio Odino, Baldur, venne colpito da una freccia e cadde morente su un cespuglio di Agrifoglio. Alla sua morte, il padre Odino decise di ricompensare la pianta, che aveva accolto e sostenuto il figlio durante i suoi ultimi istanti di vita, trasformandola in una sempreverde e celebrandola con bacche rosse in ricordo del sangue dell’amato figlio.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante l’Agrifoglio simboleggia, dunque, l’eternità, la forza e la resistenza. Tutte caratteristiche che rendono la pianta un più che appropriato stemma dell’inverno e del Natale. Bacche rosso cremisi a simboleggiare la tenacia di godere della vita anche negli attimi più “freddi” e bui; e foglie verdi pungenti a farne da contorno per celebrare una festa di condivisione e amore, esattamente come dovrebbe essere la vita sempre, con o senza sole, a Natale come in tutti i giorni dell’anno.
Francesca Motta