Il mercato urla. Il mercato d’oggi è agguerrito e spietato. Impone alle aziende le sue leggi e detta tempi, costi e modi all’offerta e, come il peggiore dei farabutti, va a braccetto con il pubblico lasciandogli credere di essere il suo più fedele alleato. Il cliente si illude di vivere in un mondo nel quale il mercato gli dà la possibilità di scegliere con calma il prodotto o il servizio al costo più conveniente. Ma gli nasconde il lato più importante dell’offerta: la qualità e il valore del prodotto stesso e della persona che glielo sta offrendo.
In un mondo in cui sono in tanti ad urlare, diviene sempre più difficile per ogni azienda valorizzare il proprio brand. Il pubblico, bersagliato da comunicazioni aggressive e assillanti, entra in uno stato di overdose di informazioni. Il cervello perde la lucidità e cade nella trappola del mercato: non contraddistingue le differenze basilari dell’offerta, figuriamoci i valori aggiunti. Imbambolato filtra i dati ricevuti e come uno zombie si dirige da chi sta in quel momento urlando di più. Sente il richiamo della convenienza, confondendolo con il vantaggio e si trova, senza rendersi conto, in una condizione di inferiorità. Già nella fossa dei leoni, il passo successivo è la mano sul portafogli.
E come un cane che intenta a mordersi la coda, il loop si ripete all’infinito. Portando l’azienda a urlare sempre di più, investendo continuamente in pubblicità, riempiendo le caselle della posta, scaldando i telefoni, pensando a campagne pubblicitarie di sconti aggressivi e aggrappandosi a sistemi, in taluni casi, di sovvenzioni statali come strategia numero uno alla vendita dei suoi servizi (immaginate tutte quelle imprese che propongono impianti di energia rinnovabili).
Pare essere un tunnel infinito, ma una soluzione c’è.
Stay tuned…