Il richiamo della Terra

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Il richiamo della Terra

Mercoledì scorso, 22 aprile, si è celebrata la Giornata della Terra.
Una giornata in onore del nostro pianeta, della nostra casa, del nostro nido, di quel luogo accogliente e famigliare che ci fa sentire al sicuro.

E per la prima volta, mercoledì, la Terra ha festeggiato la sua giornata senza di noi.
Senza i suoi abitanti. Senza gli esseri umani.

Eppure, e questa è la cosa che dovrebbe farci riflettere di più, la Terra non è apparsa per nulla intristita. Come un festeggiato durante la sua festa di compleanno che non sente per niente la mancanza di quell’ospite che non sta simpatico a nessuno. Che tutti evitano, ma devono sempre invitare lo stesso, pur sperando nel profondo, che non si presenti alla loro porta.

Ecco, noi per la Terra, per la nostra casa, siamo così. Degli ospiti indesiderati, anzi, purtroppo addirittura dei parassiti in moltissimi casi.
Perchè da troppo tempo, ormai, siamo noi i primi a non considerare più la Terra come la nostra casa, e a non trattarla come meriterebbe. A non batterci per lei, a non rispettarla, a non ascoltarla. Ma anzi, a sfruttarla sempre e comunque non appena ci si presenta l’occasione, a trascurarla, a sommergerla dei nostri rifiuti, a usarla fino al midollo, lasciandola senza forze.

La Terra, dal canto suo, ha urlato, ha sbraitato, ha cercato in tutti i modi di farci capire che stava soffrendo. Che noi esseri umani stavamo pretendendo troppo da lei. La Terra urlava, straziata, e noi non la capivamo, o meglio NON VOLEVAMO capirla e neppure ascoltarla.

E per la prima volta la Terra ha festeggiato senza di noi. E, perchè no, potrebbe essere stata la sua prima vera festa.

Chi lo avrebbe mai detto, noi, gli esseri umani, abitanti di questa accogliente Terra, che siamo diventati per lei dei nemici, dei parassiti assetati della sua linfa vitale, usurpatori del suo spazio.

Da quando la pandemia di Coronavirus ha infestato le nostre vite, minacciando il nostro organismo e la nostra salute, la Terra senza di noi sembra rinata. Riappropiatasi dei propri spazi, la Terra è rifiorita.

Il richiamo della Terra

Gli animali sono tornati a scorrazzare liberi, senza il timore di essere braccati e rinchiusi in gabbie.
Nelle fontane delle grandi città niente più monetine lanciate dai turisti e depositatesi sul fondo della vasca, ma bellissime anatre e papere a nuotarci dentro, beandosi di quell’acqua pura e cristallina che non ha nulla intorno. Nessun turista chiassoso, nessun bidone della spazzatura colmo di rifiuti, soltanto l’acqua incontaminata che scorre placidamente tra le linee scolpite della pietra. Solo il suono armonioso e cullante dell’acqua e il battito morbido delle ali che si infrangono sulla superficie celeste.

Nella città svuotata dagli esseri umani, costretti nelle loro case, gli animali si riappropriano del loro territorio e non solo, anche di quella metropoli che era, per un tacito accordo tra uomo e natura, solo proprietà degli uomini e del traffico assordante delle loro vite frenetiche.
Nei grandi parchi dei centri urbani saltano e corrono oggi le lepri, da tempo fuggite da noi, dal nostro chiasso e dal nostro irrispettoso comportamento. Balzano felici e spensierate, assaporando quella libertà di movimento, persa da tempo. Si muovono coraggiose, rassicurate dal fatto che nessuno di noi potrà saltare fuori da un cespuglio a fare loro del male.

Il richiamo della Terra

Sulle strisce pedonali attraversano ora la strada, simpatici gruppi di cerbiatti o goffi cinghiali, che si appisolano poi sereni e tranquilli sui marciapiedi, soltanto un mese fa calpestati dai passi incessanti di noi umani, noncuranti di dove mettessimo i piedi.

Il richiamo della Terra

Negli ultimi tempi, contrariamente alle tendenze negative e per niente incoraggianti di molti anni, ormai, le tartarughe marine stanno nascendo a centinaia sotto le dune sabbiose delle calde spiagge tropicali. Come non accadeva da tanto, troppo tempo, minuscole tartarughine marine, tanto piccole quanto già piene di vita, sbucano dal loro guscio e si dirigono verso il mare.
La loro corsa verso le prime onde che le condurranno verso il loro habitat naturale, sembra un cammino un po’ titubante, ma in realtà le giovani tartarughe stanno solo studiando e ascoltando. Memorizzando e imprimendo nella loro mente e nel loro cuore le coordinate magnetiche della Terra. Per non dimenticare mai il luogo che ha dato loro la vita e nel quale, un giorno, faranno ritorno per deporre a loro volta le proprie uova.

Il richiamo della Terra

Sarebbe bello, anzi magnifico, se alla fine di questa quarantena, alla fine di questa terribile pandemia, sapremmo tornare anche noi alla Terra, proprio come le tartarughe. Ascolteremo di nuovo le sue parole, riconosceremo i suoi suoni, e torneremo a vivere e a rispettare l’unico elemento che ci appartiene, la nostra preziosa Terra.

Francesca Motta

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