Indagini contro la ‘ndrangheta: ‘Un traditore in Procura’

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MONZA – Chi ha partecipato alla conferenza stampa organizzata dal Comando provinciale dei Carabinieri sulla maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Brianza, non può non averlo colto: quello di Giuseppe Carello, 58 anni e residente a Giussano, è stato il primo nome pronunciato dai Procuratori intervenuti per rivelare i contenuti delle indagini e le motivazioni degli arresti.

Sui nomi di molte delle persone coinvolte, salvo rispondere a precisa domanda, hanno sorvolato. Il suo è stato pronunciato in modo chiaro e netto. Il motivo è molto semplice: dipendente della Procura, è accusato di essere una “talpa”.

Pubblico ufficiale addetto all’ufficio Sdas – ha spiegato il Pm Luisa Zanetti – interrogava la banca dati e forniva all’esterno i nominativi iscritti nel registro degli indagati. Ha intaccato e violato la nostra fiducia“. Molto più diretto il Pm Salvatore Bellomo, che non ha utilizzato mezzi termini: “E’ un traditore. Questa indagine è monca, perché lui ha svelato i nomi. I diretti interessati hanno potuto agire di conseguenza. Purtroppo siamo certi di questa sua attività perché è stato intercettato mentre rivelava questi dati confidenziali al telefono”.

Pierangela Renda, Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, accogliendo la richiesta della Procura, ha deciso di sottoporlo ai domiciliari. Nell’ordinanza che dispone la misura restrittiva viene spiegato che il 3 e il 5 febbraio 2016, “violando i doveri inerenti alle sue funzioni e comunque abusando della sua qualità di pubblico ufficiale, in concorso con Antonino Lugarà (quale “extraneus” che lo istigava e lo induceva a porre in essere le rivelazioni), rivelava notizie d’ufficio le quali dovevano rimanere segrete. In particolare notizie relative all’iscrizione nel registro degli indagati di Lugarà stesso e di Santambrogio Carlo, Greco Franco, Grisafi Calogero, dirigenti del Comune di Seregno“.

E, ancora, “dopo la commissione dei reati riferibili ai soggetti di cui al ‘capo a’, in particolare quelli previsti per le iscrizioni a carico di Ciafrone Gianfranco, Grisafi Calogero, Greco Franco e Santambrogio Carlo, nonché di quelli a carico di Giussani, aiutava Lugarà, Santambrogio, Ciafrone e Giussani ad eludere le investigazioni delle autorità, in particolare rivelando a Lugarà, il quale poi si faceva parte attiva nel comunicarlo ai diretti interessati, oltre l’iscrizione nel registro degli indagati, l’esistenza di attività tecniche di intercettazioni a loro carico, avvertendoli di prestare attenzione nel corso delle conversazioni telefoniche”. Reato che sarebbe stato commesso in data antecedente e prossima al 9 febbraio 2016.

Per il Gip ha mostrato “una inusuale adesione alle pretese e alle esigenze del privato imprenditore”. La misura degli arresti domiciliari è stata ritenuta inevitabile per impedirgli, in questa fase, ulteriori contatti.

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