L’acqua, da sempre, è vita, risorsa tecnologica, bene paesaggistico e culturale tanto che per costruire la geografia del progresso, basterebbe seguire il correre dei grandi fiumi.
Poi, è venuta la dipendenza dal mercato. Si è vissuti di un troppo. Di un apparente. E l’acqua, da vitale e primaria, è diventata un elemento banale, scontato.
In fondo… basta aprire il rubinetto e arriva. Al limite, il valore stava nel rubinetto, che fosse di design, magari griffato. Il contenuto… la sua qualità, la sua essenzialità… accessori.
In questa distruzione di un senso, capire se l’acqua che arriva nelle case è pura, investire sull’ingegneria delle sponde, raccontare il suono della pioggia, le carezze di un fiume alla campagna sono diventati costi fastidiosi, efficienze inutili, scontate nel percepito sociale. E questi ultimi decenni sono stati una corsa folle e insostenibile per il pianeta, la natura ma anche, in fondo, per il senso dell’uomo.
Oggi, d’improvviso, sappiamo che tutto, in breve, se non cambia, crollerà. E il termine che ancora ci fa sperare in una sopravvivenza, è sostenibilità.
Sostenibilità.
La stiamo teorizzando, invocando, disperatamente cercando, ma in fondo, come l’acqua, la abbiamo sempre avuta davanti agli occhi. Solo che avevamo smesso di vederla, come piccoli principi che non sapevano che l’essenziale può a volte diventare invisibile agli occhi.
In fondo, sostenibile, è semplicemente fare bene solo ciò che serve veramente al nostro esistere. Poche cose. Da rispettare e amare. Petali silenziosi ma profondi, che hanno la timidezza della grandezza, cose che non abbagliano, ma sono.
Come l’acqua.
Alla maniera di Epickonomia, con il social e i nostri giornali, stiamo affrontando un cammino con Brianzacque: una efficienza territoriale troppe volte data per scontata. Ed ecco che lentamente, anche noi, quasi con stupore, come un paesaggio di foschia che lentamente si solleva, stiamo scoprendo il legame profondo tra sostenibilità e essenziale.
Sostenibilità ed essenziale, per l’umanità, saranno un cammino nuovo. Puntini da unire in un territorio che dovrà scoprirsi virtuoso.
Come le casette dell’acqua. Un modo di vita e di approvigionamento capace di disegnare una esistenza sicura e senza plastica. Le casette dell’acqua, un bene sostenibile, testimone di un uso consapevole. E, con Brianzacque verrà anche la riscoperta della bellezza dell’acqua, perché anche il riacquisto delle parole è bene sostenibile, e innovazione non sarà solo essere smart, ma anche costruzione di un nuovo umanesimo.
Sì, Brianzacque è un cammino. Ma territorio non è solo acqua. E’ energia. Tecnologia. Economia. Finanza. Impresa. La sfida della sostenibilità, la nostra sfida, sarà rendere tutto questo di nuovo concetti semplici, testimoni di una responsabilità che sottende, unisce, spiega. Riscrivire concetti. Pubblico e privato, multiutility, società, cultura.
Insomma tutto è da rifare, scomporre. Distruggere e ricostruire sarà duro, doloroso. Ma non ci sono alternative. E quindi, cominciamo ad innovare.
Ognuno di noi.
Magari già da oggi, riscoprendo quanto sia dolce il rumore della pioggia, perchè ce n’è tanta che scende stamattina. E magari seguire i rivoli che diventano sentiero, poi spariscono e ritornano fiume, e pensare quanto lavoro, vita, bellezza e nostra anima ci sia immerso e abbracciaro a questo correre.
cc