Jolie…
Ci sono storie, che vale la pena raccontare.
Come quella di Jolie, una cucciola adesso spensierata e felice che viene però da un inferno sconosciuto.
A raccontarcela è stata Renata, la sua proprietaria.
La storia ve la ridiamo così, come Renata ce l’ha raccontata. Parole che hanno dentro tanti mesi di ansia, preoccupazione. E poi, alla fine…
Era una giornata come tutte le altre ed i volontari dell’Enpa si apprestavano a tornare al canile che allora era ancora in via Buonarroti. Davanti alla porta, hanno notato una cassetta della frutta e si sono detti che quella cassetta avrebbero potuto portarla in discarica e non abbandonarla lì.
Hanno sentito dei lamenti. Eppure attorno non c’era nulla, solo quella cassetta.
L’hanno aperta e dentro c’era lei, Jolie, una yorki, legata strettamente al legno con del filo di ferro.
L’hanno presa e portata in infermeria.
Appena il veterinario volontario del canile l’ha visitata, in un primo momento ha pensato se fosse forse giusto farla soffrire così tanto oppure sopprimerla.
Ma poi vista l’età, aveva solo 4 mesi, ha deciso di darle un’altra possibilità, perchè la vita merita sempre una seconda possibilità. E allora, è cominciata la rinascita di Jolie, anche se molto dolorosa, e lunga.
Per prima cosa una bella lavata. Poi le hanno tagliato tutto il pelo e quello che c’era sotto era indescrivibile. Piaghe infette, ferite…
Ogni giorno, da quel giorno, le giornate di Jolie sono state scandite da farmaci e cure attente. Nei punti infetti le veniva tolta la pelle morta per dare spazio a quella nuova.
Jolie, allora, aveva solo 4 mesi. Era aprile e forse lei era stato il famoso regalo di Natale di qualcuno. Un regalo che però è vivo e allora, diventa fastidioso, perchè abbaia, piange, e diventa un disturbo che non serve più.
Però, se penso a come era conciata, credo che certe persone non debbano esistere. Scusate il mio sfogo, ma in fondo i cani sono esseri viventi come noi. Non chiedono nulla, se non coccole e cibo. Quindi se una persona non è in grado di darglielo meglio lasciar perdere.
Però Jolie è stato anche un’altra volta un regalo di Natale. Lo è stata per me. Anche se in ritardo.
E poi, dopo un inizio di vita tragico e orrendo, devo dire che Jolie è stata per un briciolo fortunata. Perchè ha trovato da subito nei volontari e nei veterinari dell’Enpa degli Angeli che tifavano per la sua vita. Ed una casetta tutta sua, che all’inizio fu l’infermeria, perché non poteva stare con gli altri cani.
E lì, in quell’angolo climatizzato che deve esserle sembrato il paradiso, finalmente ha trovato anche un nome, ed ha smesso di essere un oggetto maltrattato. Perchè la seconda lezione è che la differenza fra essere un oggetto ed essere vivi è avere un nome. E lei dal primo giorno è stata chiamata Jolie dai volontari dell’Enpa.
Jolie. Un nome che sa di felicità, serenità, tutto quello che era mancato sino a quel momento.
Quando mi sono presentata al canile, per dire che la volevo adottare per sempre, mi hanno detto quanto fosse delicata e grave la situazione e che avremmo dovuto lottare con lei ogni giorno per farla vivere.
Ma io ero disposta a tutto pur che Jolie vivesse, e fosse con me tutta la vita.
Quindi d’accordo con volontari e veterinari abbiamo cominciato questa nuova vita per lei, anche se non sapevamo come sarebbe finita. Jolie era troppo compromessa, e le infezioni erano in agguato. Ma la terza lezione è che non bisogna mai lasciare perdere.
Momenti molto delicati, mi dissero che l’avrei potuta portare a casa se ne fosse uscita viva solo dopo mesi. Ma io volevo lottare con lei da subito, quindi insieme ai volontari stabilimmo come affrontare la fase di conoscenza.
Dal mese di maggio tutti i sabati pomeriggio li ho passati al canile con lei in infermeria. Mi ricordo che la prima volta che sono entrata Jolie si è nascosta e, da lì, non si è più mossa sino a che non me ne sono andata.
Ogni sabato piccoli progressi, ma ancora non poteva uscire in passeggiata nel cortile del canile: era ancora in fase conoscitiva ed ancora troppo cagionevole.
Poi però, piano piano, più il tempo passava, più Jolie si faceva avvicinare fino a che, finalmente, un sabato pomeriggio, siamo uscite in passeggiata. Anche se lentamente, lei stava ricominciando a fidarsi delle persone anche se sulla pelle portava ancora i segni dei maltrattamenti.
Alla fine, era l’ultima settimana di luglio, è arrivata la famosa telefonata: Jolie è pronta, vieni a prenderla.
Il cuore cominciò a battere all’impazzata. Io, che lavoro a circa 35 km di distanza da Monza, sapendo che il canile chiude alle 17, mi dicevo che mai e poi mai ce l avrei fatta. E invece, quel giorno: tangenziale ovest vuota. Tangenziale est vuota, e prima della chiusura suonavo il campanello della famosa porta rossa al vecchio canile.
Jolie era lì che mi aspettava tutta fasciata come un salame. Infatti, la chiamavo SALAME. Lei, che era una lista kilometrica di medicine… e poi unicamente tanto AMORE.
E un’altra lezione che c’è dentro questa storia, è che l’amore basta.
Ancora oggi mi ricordo le lacrime e la commozione dei volontari quando l’hanno salutata. Una grande famiglia. Ancora oggi quando la vedono tutti la ricordano come lei si ricorda di loro, scodinzolando gli va incontro e si aggrappa alle gambe. Perchè l’amore non ti abbandona, mai.
Quel giorno è cominciata la sua seconda VITA e la mia nuova VITA con lei.
Non ci siamo più abbandonate.
Lei è la mia ombra ed io la sua.
È un cane felice e sereno anche se il suo corpo è devastato dalle cicatrici.
Mi segue ovunque io vada. Passa la giornata giocando con i fratelli Poldo e Whisky, anche loro presi all’ENPA. Poldo è un pechinese nato in canile e Whisky, un pinscher abbandonato su una strada a scorrimento veloce, a Monza, a pochi mesi. Con me vengono in vacanza in montagna in Valle d’Aosta e nei mesi meno caldi al mare anche se Jolie ha un ottimo rapporto con la sabbia ma non con l’acqua.
Questa è la storia di Jolie e della sua vita.
E a questo punto volevo ringraziare tutti i volontari per il lavoro che fanno.
E per il fatto che hanno creduto in me… Anzi, in NOI.
In particolare Simona Levati che ancora oggi in caso di necessità mi è vicina, Simone e tutti i veterinari che prestano gratuitamente parte della loro vita a curare i trovatelli.
E, in particolare Maria Veronica Papalia, che ancora oggi è la veterinaria di Jolie, Valeria Pellegrino e tutti gli altri che fanno l’Enpa.
Grazie
Renata Cazzaniga
e Jolie