La chiesa di San Michele, l’arcangelo “sfrattato”

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MONZA – Se pensiamo ai longobardi a Monza, pensiamo alla regina Teodolinda, eppure esiste un altro importante personaggio legato a questo popolo che ogni giorno ci ricorda che la “sua casa” è stata distrutta. Lui è San Michele Arcangelo e la sua chiesa posteriore solo al duomo, era tra le più antiche in città, risaliva infatti al 628 d. C.  e si trovava dove oggi si erge la statua bronzea del Santo.

L’ edificio fu abbattuto nel 1922 assieme al convento degli Umiliati annesso, per far spazio all’attuale via Francesco Crispi, un vero e proprio sfregio alla storia anche e soprattutto alla città, visto che qui nel 1128 l’imperatore Corrado III di Svevia fu incoronato re con la corona ferrea.

Tutto quello che vi era conservato, dalle mura ai pavimenti, dalle colonne alle finestre, fu perduto per sempre, tranne due meravigliosi affreschi risalenti al XIV sec e conservati uno nel museo del duomo, l’altro nella chiesa delle Grazie Vecchie.

Il primo, che interessava tutta la parete interna ci parlava della “Messa di San Michele” a cui partecipavano il Cristo benedicente tra San Giovanni Battista e San Pietro, gli Evangelisti e soprattutto lo stesso Arcangelo intento a colloquiare con la Vergine e una schiera di altre figure che a lui presentavano una Santa con la corona, molto probabilmente si tratta di Teodolinda, quindi un secondo ritratto oltre a quello del duomo?

L’altro affresco, invece, un frammento della “Dormitio Verginis”,( morte di Maria), fu rimosso già nel 1745 e qui come nel primo si riconosce una importante “ lezione giottesca”. Il maestro infatti lavorò anche a Milano e la sua influenza arrivò di certo anche a Monza.

Il suo nuovo modo di dipingere aveva fatto scordare e chiudere per sempre con l’arte bizantina così fredda e ieratica, donando massa e volumi ai corpi e quelle linee nere che incorniciavano e intristivano i visi,  avevano lasciato il posto a colori caldi e tenui che ne aggraziavano le forme.

Dita affusolate e boccoli biondi ricoprivano eleganti visi. Sorrisi timidi ed emozioni irradiavano le scene…eppure tutto questo doveva essere cancellato per sempre.

Ogni volta che passate in piazza San Paolo rivolgete uno sguardo a quella statua detronizzata.

Lei, alta 3,8 metri, poggia su un basamento molto basso per dare la sensazione che il Santo stia per spiccare il volo mentre calpesta un drago, nella sua mano non vi è una spada sguainata ma uno scettro coronato da un fiore di giglio..ci avrà perdonati per lo scempio?

Stefania Castiglione
(con la collaborazione di un monzese doc)

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