Legittima difesa…. “La difesa è sempre legittima”. L’oramai celeberrimo slogan politico-elettorale risuona nelle aule, nelle assemblee e nei comizi di molte tra le attuali compagini politiche.
Vero. In linea di principio, come non si può essere d’accordo sul principio secondo il quale l’aggredito possa legittimamente esercitare il proprio diritto alla difesa?
E’ naturale, è sacrosanto. Peccato, però, per quell’aggettivo: legittimamente.
Ecco, questa parola racchiude in sé l’intero dibattito giuridico, politico e sociale che ha tenuto banco negli ultimi tempi. Legittimo, ergo secondo legge, consono alle disposizioni e alle norme giuridiche. Quali sono le norme giuridiche che regolano il principio di legittimità della difesa? Beh, ce ne sono parecchie, ma la più importante è ovviamente il principio di proporzionalità della difesa rispetto all’offesa. Per la serie, se qualcuno entra furtivamente nel mio giardino, io che sono al primo piano della mia casa non posso sparargli e magari ammazzarlo. Devo prima tentare di mettere in fuga il malintenzionato con altri metodi, magari intimandogli di andarsene e richiedendo l’intervento delle forze dell’ordine.
Viceversa, se in piena notte mi ritrovassi in casa un malfattore, che al buio tenta di aggredirmi, io mi difendessi, magari anche con l’utilizzo di un’arma da fuoco, stando agli estremi dell’attuale legge sulla legittima difesa, con tutta probabilità sarei prosciolto da ogni eventuale accusa di “eccesso di legittima difesa”.
Immaginando questi esempi, viene spontaneo pensare a un fatto oggettivo, reale e incontrovertibile: secondo alcune recenti statistiche, il 95% dei furti in abitazione rimane senza un colpevole. Più di nove ladri su dieci la fanno franca.
Numeri impietosi, tremendi, che descrivono una realtà che, purtroppo, in molti hanno oramai sperimentato sulla propria pelle. E così, di conseguenza, cala anche il numero delle denunce, segno tangibile della sfiducia dei cittadini nell’operato del sistema-giustizia. Vi sono situazioni davvero estreme, piccoli paesini del Belpaese letteralmente presi d’assalto dai topi d’appartamento, che spesso creano malumori, tensioni sociali, malcontento e indignazione.
E allora, ecco spiegato il motivo del ricorso alla legge sulla legittima difesa, che consente in certi casi l’uso di armi da fuoco per legittima difesa all’interno del proprio domicilio, luogo sacro e inviolabile, sempre secondo il nostro ordinamento giuridico. E già. Il problema, però, è che ogni volta che un cittadino reagisce, si difende e magari spara, anche se con armi legalmente detenute, finisce automaticamente indagato.
Per chi si difende, oggi inizia spesso un calvario giuridico fatto di udienze, processi, spese e accuse. Sì, perché l’inchiesta, che si apre d’ufficio e in ogni caso, deve accertare se chi si difende lo ha fatto secondo norma. A volte la cosa è immediata, altre volte no. Spesso, non è così automatico per gli inquirenti poter stabilire se chi si è difeso l’ha fatto secondo proporzionalità e seguendo tutte quelle precondizioni che la legge impone. Bisogna verificare se il ladro era armato o no; se il ladro era entrato in casa oppure no; se era buio o c’era luce al momento del fatto; se il ladro si stava dirigendo minacciosamente contro a chi ha sparato oppure se aveva già voltato le spalle per scappare.
Ovviamente, sono molte le circostanze e i parametri che vanno chiariti e fissati, prima di sentenziare definitivamente se il cittadino ha fatto bene o no a difendersi in quel dato modo, in quel tal momento e in quel dato luogo.
Ma allora, signori miei, al posto che costringere i comuni cittadini ad armarsi per difendersi in caso di necessità, non è meglio prevenire i delitti, magari supportando in maniera più incisiva l’attività repressiva delle forze dell’ordine e inasprendo tutte le pene relative ai furti in abitazione? Forse, con un’effettiva certezza della pena, si riuscirebbe davvero a ridimensionare il fenomeno. Magari anche di molto, ma a condizione che il ladro sia conscio di andare incontro, con tutta probabilità, a un arresto e ad anni di galera, come succede in molti paesi europei.
Andrea Foffano