La notte del 3 giugno 2017 la città di Torino salì alla ribalta delle cronache mondiali. Più di 1500 feriti ed un morto: un attentato? Un attacco terroristico? No, niente di tutto questo. Purtroppo.
Purtroppo perchè quello che accadde quella sera fu, se possibile, ancora più grave di un attacco terroristico. La causa di tutti quei feriti (alcuni gravissimi), di quella morte così assurda e di tutto quel dolore rimane tutt’oggi ancora oscura, ignota. Nelle carte della Procura della Repubblica di Torino, che sta indagando sulla vicenda, non compare ancora il casus belli, la causa scatenante dell’ondata di panico che travolse le vite di tutte quelle persone.
Le immagini della folla che scappa a gambe levate da Piazza San Carlo di Torino fecero il giro del mondo. Oggi ci troviamo con una ventina di avvisi di garanzia spediti agli allora vertici dell’ordine pubblico della città (Questore e Sindaco), insieme ai responsabili e agli organizzatori di quella serata maledetta.
La Juventus era impegnata nella finale di Champions League a Cardiff e l’amministrazione comunale decise di organizzare la diretta della partita in piazza. Il team responsabile dell’organizzazione dell’evento ebbe a disposizione meno di una settimana.
Pochissimi giorni. In piena allerta terrorismo, poi. E, dulcis in fundo, in uno spazio difficilmente controllabile, senza la possibilità di predisporre un adeguato filtraggio (la piazza era piena già dalla mattina del giorno della partita), con scarse vie di fuga, senza adeguati team di soccorso e, soprattutto, senza un’adeguata azione amministrativa interdittiva alla vendita e somministrazione di alcolici in contenitori vetro.
In sostanza la gente si è trovata a cercare di scappare correndo sui cocci di vetro, mentre era compressa nella calca e senza la possibilità di accede ai soccorsi.
Tutto questo cosa significa? Che la sicurezza non è un gioco e nemmeno uno scherzo. La sicurezza è una materia scientifica, complessa e delicata. Per garantirla occorre sapere di cosa si stia parlando, occorre conoscere norme e regolamenti, occorre sapere cosa si sta facendo o cosa si sta per fare: in una parola, occorre essere esperti. Non si può pretendere di organizzare un evento del genere in meno di una settimana e sperare che tutto vada bene. Le volontà politiche dovrebbero sottendere ai principi di garanzia dell’incolumità dei cittadini. In un caso del genere, poi, ci vigliono studi e valutazioni: ci vuole l’apporto di persone esperte.
Spero che il morto e i feriti della notte di Torino almeno abbiano insegnato a tutti una cosa importante: lasciate che della sicurezza si occupino i tecnici, con le tempistiche e gli excursus necessari. I Sindaci facciano i Sindaci e deleghino a chi di dovere. E se non vi fossero le condizioni affinché una manifestazione si possa svolgere in sicurezza, per favore, rimandiamola. Ne va dell’incolumità dei cittadini.
Andrea FOFFANO
Docente ASCE
Docente presso ANVU-ISOPOL
Formatore accreditato presso EUPOLIS-Lombardia