MONZA – Chi già lo conosce e lo apprezza sa che le sue opere suscitano stupore ed emozioni. Ma quando si scopre il suo ultimo lavoro si resta a bocca aperta: Luca Melzi con la sua porta si è ampiamente superato, condensando in un’unica opera trentasei anni di carriera artistica.
Non è un caso che l’artista monzese sia stato inserito nel percorso artistico del FuoriSalone con l’allestimento della mostra “La porta dell’anima. Venezia e la via della seta” nello Spazio Arte di via Bergamo.
Una mostra già aperta e visibile fino al 23 aprile che in pochi metri quadrati ha riunito la sensibilità, la poliedricità e la creatività del monzese. Pittura, creazioni con il vetro, vassoi di cartone trasformati in pezzi d’arredamento e soprattutto quella sua porta conservato in garage, ha trovato nuova vita e dignità.
Una normalissima paratia in legno, verniciata di azzurro, che Luca Melzi per anni aveva accatastato nel suo box. Così come i tanti oggetti che riempiono la sua casa; per lui difficile scattarsi dalle cose: ad ogni oggetto dà un’anima e riesce a trasformare in opere d’arte anche i bicchieri di cristallo scheggiati che aveva preso con i punti del supermercato.
Poi trovandosi di fronte a quella paratia, qualche cosa è scattata nella mente e soprattutto nel cuore dell’artista, trasfomandolo in una straordinaria porta. “La porta può chiudere o può aprire – ha spiegato – In questo caso la porta apre chi la osserva facendolo entrare nell’animo dell’artista”.
Basta avvicinarsi per essere catapultati nell’universo di Luca Melzi, in quel percorso intrapreso tre anni fa con il viaggio tra “Le Venezie e le vie della seta” che hanno visto il monzese intraprendere un viaggio intimistico e artistico coniugando il suo amore per Venezia, l’acqua e il vetro e quell’aspetto culturale della cultura della Cina e del Giappone.
Ridando nuova vita, volto e soprattutto anima alla sua vecchia paratia.
“Ho coperto la vernice azzurra con carte da parati che rimandano al mondo dei viaggi e dell’Oriente – ha spiegato mostrandoci la sua opera – L’ho poi ricoperta di decorazioni orientaleggianti”. Ma soprattutto arricchita con quei suoi vassoi di cartone – quelli per intenderci della pasticceria – che utilizzati e ripuliti sono stati trasformati dall’artista in opere d’arte. Vassoi abbelliti da vetri artistici, santi della tradizione cristiana e ortodossa, figure che rimandano a Venezia e all’Oriente.
“Non sono religioso – ha precisato – Ma sono molto spirituale e la scelta di rendere omaggio a San Francesco non è un caso. È un santo umano”. Un’umanità che Luca Melzi declina in ogni oggetto. Come in quei vetri ai quali il monzese riesce a dare una nuova vita, seguendo l’arte kintsugi, quell’arte giapponese che riparava gli oggetti con polvere d’oro, sanando quindi le ferite dell’anima.
“Non potevo rimanere indifferente di fronte ai bicchieri e ai calici che quotidianamente rompevo – ha spiegato – Ho tenuto da parte i cocci e ho poi dato libero sfogo alla creatività”.
Dando nuova vita a quei normalissimi bicchieri: con decorazioni, colori, lustrini, perline. Vere e proprie opere d’arte che nascondono una storia, un vissuto e che hanno recuperato nuova vita grazie all’anima. All’anima del suo artefice. All’anima di Luca Melzi.
La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 23, sabato e domenica dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 23. Il 20 aprile alle 17.30 è previsto anche un vernissage con accompagnamento musicale.
L’ingresso è libero.
Barbara Apicella
Ho visitato la sua mostra in Villa Camperio a Villasanta: orribile! Ma, mi domando, dopo tutto quello che abbiamo passato, è possibile chiamare arte questi terribili altarini macabri? O realizzare ancora fiori e fiorellini, su specchi? No, ragazzi, questa non è arte, è spazzatura scarabocchiata…