Dall’altare che protegge e custodisce la Corona Ferrea, pende una riproduzione della corona stessa che sormonta una croce.
Non un semplice ornamento…molto di più…il simbolo delle due potenze più rispettate, dei poteri più ambiti della storia: il potere temporale e il potere spirituale.

Un’unione, quella tra l’elemento spirituale e terreno, tra sacro e “profano”, che per moltissimi secoli ha dato origine ai più grandi Imperi della storia.
Gli stessi Imperi che si studiano sui banchi di scuola, i cui confini sono infiniti, le cui popolazioni hanno tradizioni, lingue e culture differenti, ma un unico potente dominatore.
I grandi e irripetibili Imperi della storia, nati sotto una corona e benedetti da una croce.

Quella tra corona e croce, tra re e papi, vescovi e sacerdoti, tra potere temporale e potere spirituale, è stata per secoli l’alleanza “forzata” o meglio, l’unione inscindibile, sotto la quale poteva nascere e fiorire un grande Impero.
Nessuno osava mettere in discussione questa unione, nessun condottiero osò mai escludere il potere spirituale dalle sue conquiste…se proprio tentò di inglobare in sé entrambi i ruoli…finchè non arrivò Napoleone, che possiamo considerare il primo dissacratore: il conquistatore francese pose autonomamente sul proprio capo la corona e pronunciò la celebre frase: “nessuno osi togliermela”.

Eppure, forse la vera consapevolezza è arrivata con il tempo, e si è giunti alla conclusione che cercare di fare procede di pari passo i due distinti poteri, è come cercare di unire il bianco e il nero…il giorno e la notte…il sole e la luna.
Sull’altare della Cappella della Regina Teodolinda, proprio nel cuore del Duomo di Monza, resta il simbolo di quell’antico passato in cui la nascita di ogni grande Impero è passata per la corona e attraverso l’approvazione religiosa. Un tempo in cui i grandi conquistatori dovevano essere anche grandi uomini di Dio…un ossimoro?!

Comunque sia, croce e corona, continuano a preservarsi come due simboli di potere conosciuti universalmente, di cui mai nessuno si dimenticherà.
Francesca Motta