Lo abbiamo liberato dall’imballaggio che per tutto l’anno lo protegge dalla polvere e dall’umidità della nostra cantina. E ora risplende nel nostro soggiorno illuminando e riscaldando tutta la casa.
Stiamo parlando proprio di lui. L’albero di Natale. Il magico e familiare abete natalizio è il vero protagonista di questi giorni invernali riscaldati dalla sua atmosfera celebrativa e unificatrice. Un simbolo universale che si erge nelle case di tutti noi a simboleggiare la quiete e la tempesta, la gioia e il dolore, le vittorie e le sconfitte di quest’anno che volge alla conclusione.
L’Albero di Natale, è lui che ci accompagna verso la fine di un altro anno e che ci tiene la mano mentre, carichi di speranze e di rinnovate aspettative, entriamo in quello nuovo.
È lui il protagonista incontrastato di questo magico periodo dell’anno. Tanto freddo fuori quanto caldo e avvolgente con le sue luci e i suoi addobbi di cui, tra tutti, spicca lui, verde e rosso, argento, oro o blu, talvolta con qualche spruzzata di neve artificiale qua e là sui rami, e le immancabili luci a illuminarlo di vita e di calore: l’Albero di Natale.
Una decorazione e un’usanza ben nota alla storia dell’umanità. L’Albero di Natale è una tradizione secolare, che risiede nella memoria dell’essere umano da generazioni, da secoli. Basti pensare che esisteva già all’epoca dei Germani. Noti con il nome di Alberi Cosmici, i Germani decoravano abeti sempreverdi e li consacravano al sole, alle stelle, alla luna, e ne dedicavano uno persino al tanto amato e venerato dio Odino.
I Vichinghi, popolo di intrepidi guerrieri abituati a combattere e a vivere per buona parte dell’anno in una notte perenne, erano soliti decorare un abete ed esporlo prima dell’inizio della notte più lunga dell’anno e fino al suo termine. Un simbolo di buon auspicio per il tanto agognato rispuntare del sole.
Nelle case dei Romani, seguendo una tradizione sempre più simile e vicina alla nostra, risplendevano abeti addobbati a festa in occasione delle Calende di gennaio.
L’abete. Quell’albero perenne, sempreverde, diventato da secoli il simbolo del Natale e da sempre emblema di rinascita. I suoi aghi sempreverdi, resistenti al sole cocente e che ben sopportano il peso della neve, sono diventati simbolo di quel perenne e mai estinto ciclo di nascita e rinascita.
E quale pianta migliore di questa, quindi, per festeggiare ogni anno il Natale. Per ospitare ogni dicembre le decorazioni che ciascuna famiglia ha fatto proprie. Per donare la luce e quel calore familiare che solo un ospite ricorrente può donare alle nostre case.
Nelle palline che pendono festose dai suoi rami, possiamo specchiarci. E nel nostro riflesso che diventa un tutt’uno con la sfericità perfetta di questo classico e intramontabile addobbo, ritroviamo il senso della rinascita. Della ciclicità della vita che, proprio come una pallina colorata e luminosa, inizia dove tutto sembra finire, e finisce laddove è iniziato.
Ma sapete come sono nate le palline decorative dell’Albero di Natale? In origine sui rami degli abeti non pendevano le ormai irrinunciabili palline rosse, bensì delle mele. Quale mezzo migliore, infatti, se non quello raffigurativo e rappresentativo per fare conoscere e memorizzare al popolo, soprattutto a quello analfabeta, la storia di Adamo ed Eva e della Mela frutto del Peccato Originale. Fu un inverno particolarmente freddo però, a segnare l’entrata in scena delle palline natalizie in sostituzione delle mele. L’inverno del 1958, infatti, per il suo clima particolarmente rigido, non aveva garantito un buon raccolto di mele, pertanto un artigiano fabbricante di orologi di un piccolo villaggio francese, ebbe la lungimirante idea di sostituire le mele con le a noi note palline. Quest’ultimo pensò che se per costruire un orologio si doveva soffiare all’interno di un piccolo frammento di vetro, lo stesso si poteva fare per costruire quelle che non si immaginava sarebbero diventate le immortali palline di Natale.
Ogni decorazione un ricordo, ciascuno di loro un posto d’onore su un ramo dell’abete. Un excursus nel passato, nei momenti felici di quell’infanzia lontana eppure ancora così viva nel nostro cuore.
Un viaggio tra gli addobbi che culmina là, sulla punta più alta dell’abete. In quel puntale dello stesso colore predominante delle decorazioni che rivestono l’Albero. Tutti, o la maggior parte di noi, lo chiamiamo puntale, ma lo sapevate che il più tradizionale è l’angioletto, che domina l’abete e che protegge la dimora? Ad averlo introdotto nella tradizione delle nostre festività fu la famiglia reale inglese della Regina Vittoria, immortalata per un giornale locale riunita intorno all’Albero sulla cui sommità spiccava l’angioletto. Decorazione che, dal momento della diffusione della foto, divenne immancabile.
Un tempo erano le candele a illuminare l’Albero di Natale, oggi sono le lucine elettriche, introdotte per la prima volta in Germania per scongiurare il pericolo di incendi causati dal fuoco acceso delle prime. A ricordarci ogni anno, come quello precedente e come quello prima ancora, che la luce la si può trovare anche nel momento più buio e triste, più malinconico e oscuro.
E allora, che sia un Natale pieno di luci, di perenne luminosità.
Francesca Motta