MONZA – Legambiente e Coldiretti bocciano i Comuni di Monza e Brianza: sono la maglia nera nel consumo di suolo agricolo negli ultimi quindici anni. Nessuno ha fatto peggio, soltanto Varese, in un qualche modo, tiene il passo. Ovviamente in negativo. I Comuni delle altre province lombarde hanno avuto un’attenzione maggiore. Il dato è eloquente: al progressivo consumo di suolo agricolo, nel territorio di Monza e Brianza è stato “bruciato” dal 1999 al 2015 un ulteriore 14,68 per cento di suolo per cementificare: sono quasi 2.366 ettari. A Varese è sparito un ulteriore 11,86 per cento di verde.
Non è così dappertutto, ovviamente, e non è nemmeno un fenomeno inevitabile con il passare del tempo. Brescia, seconda città della Lombardia, si è giocata il 9,77 per cento delle superfici verdi. Bergamo l’8,03 per cento. Naturalmente nel rapporti si trovano anche esempi più virtuosi: Pavia solo l’1,83 percento, Cremona il 2,62 per cento, Mantova il 3,11 per cento. Per una media lombarda pari al 4,73 per cento e 51.391 ettari di verde in meno.
In poco più di 60 anni ogni cittadino lombardo ha perso metà della sua quota di prati e aree coltivate. Secondo un’analisi di Legambiente e Coldiretti Lombardia basata sui dati elaborati dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo del Politecnico di Milano, la disponibilità di superfici agricole è passata da quasi duemila metri quadrati a meno di mille per ogni residente in Lombardia, mentre a livello regionale il 30% dei terreni coltivabili è stato abbandonato o trasformato in insediamenti residenziali, capannoni e nuove autostrade, molto spesso meno utili del previsto: basti vedere quello che è successo con la Brebemi e le sue opere accessorie.
A tutto questo si è aggiunto lo spopolamento delle montagne verificatosi in particolare fra gli anni ’60 e ‘80, e il boom degli insediamenti industriali attorno alle città che, in qualche caso, nel tempo si sono trasformati in cimiteri industriali. A testimoniare il fatto che il processo non si è mai arrestato c’è il dossier fotografico con casi emblematici verificatisi dopo l’anno 2000 in tutte le province Lombarde. Purtroppo l’emergenza suolo in Lombardia è solo una parte del problema, che riguarda l’Italia nel suo complesso, dove ancora la legge sulla tutela del suolo appare persa nelle secche parlamentari, ma anche il resto dei Paesi europei.
“Ancora oggi, in Lombardia come nel resto d’Europa – afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – i suoli sono sotto assedio da parte del cemento, ma anche di fenomeni di degrado e abbandono: per questo promuoviamo una petizione europea, che ogni cittadino con la propria carta d’identità può firmare sul sito www.salvailsuolo.it, per chiedere una iniziativa legislativa europea che tuteli una risorsa naturale da cui noi tutti dipendiamo”.
Sia Coldiretti che Legambiente, insieme a oltre 500 associazioni europee, sono infatti sono tra i promotori della ECI (Iniziativa dei Cittadini Europei), People4Soil, che è possibile sottoscrivere fino al prossimo 12 settembre.
“La terra non è una risorsa riproducibile, una volta persa è persa per sempre – afferma Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – negli ultimi 60 anni si è sepolto sotto il cemento e l’asfalto un patrimonio ambientale, culturale ed economico. Nonostante si possa pensare che la crisi dell’edilizia abbia in qualche modo frenato il consumo di suolo, a livello di volontà politica basta vedere i piani di governo del territorio dei comuni per verificare che la propensione delle pubbliche amministrazioni, in genere, non è certo quella del risparmio di suolo. E se nell’immediato dopoguerra tutto questo poteva essere giustificato dalla contingenza di una situazione eccezionale legata alle necessità della ricostruzione e dello sviluppo, nell’ultimo trentennio non sempre tutti i progetti si sono dimostrati utili o all’altezza della aspettative, basti vedere quello che è successo con la Brebemi, tanto per citare l’esempio più recente”.
Infatti in Lombardia il suolo agricolo ha continuato a ridursi, con cali particolarmente rilevanti in valore assoluto nelle province maggiormente dotate di terreni coltivati, dove si è sentito di più anche il peso delle nuove infrastrutture. È il caso delle province di Brescia, Bergamo, Milano. Se preoccupa il dato della perdita dei terreni migliori dal punto di vista della fertilità, non è meno grave la situazione delle province che condividono con il nord milanese i processi di crescita metropolitana. In particolare nelle province di Monza e Varese, ma anche in molte parti di quelle di Como e Lecco, il suolo agricolo è ormai ridotto a consistenze del tutto marginali, mentre l’assetto urbanistico del territorio, secondo il rapporto di Legambiente e Coldiretti, appare sempre meno sostenibile.