Il mondo visto con gli occhi dei bambini è meraviglioso.
Non è semplicemente colori e sorrisi. Il mondo dei bambini è l’inconsapevole consapevolezza di quello che davvero conta nella vita. I colori e i sorrisi. Il bello della vita. La felicità.
Non è solo giocare dove e quando se ne presenta l’occasione. È l’infantile saggezza di saper cogliere ogni istante, ogni momento della vita. Ogni sua sfumatura di bellezza. Ogni spiraglio di divertimento. Ogni occasione per sorridere. Il mondo dei bambini è la saggezza che conosce la caducità della vita e che, proprio per questo, ne vuole assaporare ogni singolo frammento.
È guardare il mondo con occhi diversi. Con le pupille costantemente dilatate per catturare le più piccole e incredibili meraviglie del cielo e della terra. È scoprire il mondo ogni giorno.
È osservare la luna a bocca aperta e vederci dentro il volto sorridente e luminoso di una mamma. E poi soffermarsi su tutti quei puntini luminosi intorno a lei, le stelle, e vederci dentro gli angeli custodi che tutti i bimbi hanno nel cielo.
Che meraviglia il mondo dei bambini.
Che meraviglia il mondo, ma visto con i loro occhi e con la lucidità fresca e vera, con la mente pura e incorrotta dei bambini. Con quel loro modo di vivere e di osservare la vita in semplice correttezza e giustizia. Senza pianificazione alcuna o eccessive riflessioni, i bambini agiscono così, d’impulso, mossi da quell’istinto innato che li porta sempre verso il vero e il buono.
I bambini sono gli esseri umani più puri e innocenti, sì, più ingenui e vulnerabili. Ma allo stesso tempo, hanno ben chiaro come nessun altro il concetto di bontà. Una conoscenza che, purtroppo, con la crescita e con la corruzione che ci bombarda da ogni lato, tendiamo a perdere.
Per i bambini è buono e bello chi li ama. Chi dedica loro attenzioni e tempo. Per i bambini sono buoni tutti i bambini come loro che vogliono giocare tutti insieme, e che nel gioco trovano sempre il modo di fare partecipare tutti quanti, non escludendo nessuno. Perché è bello giocare insieme, è bello essere in tanti e vedere tanti sorrisi diversi, ma tutti uniti dallo stesso divertimento. Sono belli i bambini con la pelle nera, quelli che al rientro dalle vacanze hanno ancora la pelle scura dall’abbronzatura, e quelli che invece hanno il colore del latte. Sono belli i bimbi di tutto il mondo e di tutte le nazionalità. Perché i bambini non fanno queste distinzioni, neppure se le immaginano. Per questo i bambini di tutto il mondo, di tutti i colori e sfumature, sono bellissimi.
I bambini si addormentano tutti sotto lo stesso cielo. Con le guance rosee e le manine strette a pugno intorno alle dita di mamma e papà. Con i capelli soffici e morbidi scompigliati sul cuscino. I bambini sono cullati dalle braccia di Morfeo e fanno tutti lo stesso sogno. Il sogno di un mondo buono, pieno di colori e di diversità, di forme e di profumi differenti, un mondo che, proprio per queste sue immense sfumature, è bellissimo.
I bambini hanno negli occhi la stessa luminosità del sole. E le loro braccia sono capaci dello stesso caldo e avvolgente abbraccio dei raggi della stella del mattino. Il mondo dei bambini è un quadro dalle tinte calde e rasserenanti. Dolci e brillanti.
Il mondo dei bambini è una galassia lucente e radiosa. Nella quale, però, le stelle sembrano iniziare a perdere luminosità non appena il bambino che è in noi cede il posto all’adulto. È allora che il mondo inizia a indurirsi e a inasprirsi, e a perdere la sua lucentezza, spegnendosi nell’abisso buio ed infinito dell’universo.
Ed è allora, quando sentiamo spegnerci di quella luce buona, che dovremmo ricercare dentro di noi il fanciullo che abbiamo lasciato andare via. È allora che dovremmo riprenderlo per mano, stringerlo forte e non lasciare la presa, mai più.
Quanto è magnifico il mondo visto dagli occhi lucenti e pieni di purezza dei bambini. Un mondo che brilla e sfavilla. Che è buono e bello. Che è luminoso. E che così continuerebbe ad essere se solo ritrovassimo quel legame con il bambino che siamo stati e che non avremmo dovuto farci scivolare dalle dita.
Francesca Motta