LAZZATE – Due bambini di tre e sei anni, la mamma di 25 e una zia di 26. Un borgo silenzioso e deserto ha accolto i primi profughi ad aver mai varcato la soglia di Lazzate. Giovedì 17 agosto, in un torrido pomeriggio, i migranti si sono sistemati in uno dei due appartamenti messi a disposizione da una cooperativa in via Volta 14. Nessuno delle istituzioni si è presentato ad accogliere i quattro richiedenti asilo dalla pelle nerissima. Ma tutti erano informatissimi del loro arrivo e soprattutto avevano le orecchie ben tese.
La mossa della prefettura di Monza di inviare una famigliola indifesa tra i lupi del comune ultraleghista ha “spiazzato” il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Andrea Monti, ma non ha stemperato il clima, quanto mai bellicoso: “Il Prefetto non ha rinunciato a strumentalizzare donne e bambini – protesta Monti che non arretra di un passo -: non accettiamo che a Lazzate sia stato aperto un centro di accoglienza per profughi, mentre i due appartamenti sono stati acquistati per uso residenziale“. Proprio questo sarà il nuovo fronte sul quale il Comune sposterà la sua battaglia: “Non è possibile accogliere stranieri in un quartiere dove è stato stabilito che siano erogati servizi di tipo residenziale. Lo dicono le leggi stesse che la Prefettura ci chiede di rispettare”.
Si taglia a fette la tensione nella piccola Lazzate, dove la quasi totalità dei residenti è contraria e l’arrivo dei migranti ha provocato veri e propri moti popolari. Nel mese di agosto la piazza del paese si è riempita due volte: l’ultima con la presenza del leader nazionale della Lega Nord, Matteo Salvini. Il malcontento serpeggia e in tanti non hanno rinunciato a manifestare il loro malcontento. Sono stati ben cinque gli atti di sabotaggio contro gli appartamenti di via Volta: le serrature della porta d’ingresso manomesse, le telecamere di sicurezza scomparse poche ore dopo l’installazione, la porta interna danneggiata, le finestre imbrattate dal lancio di uova marce e infine un blitz notturno per murare la porta d’ingresso con mattoni e cemento a presa rapida.
Il Prefetto, Giovanna Vilasi, ha chiesto e ottenuto la rimozione degli striscioni di protesta “in precedenza autorizzati dalla stessa prefettura”, polemizza Monti. Poche ore dopo è spuntata una scritta a caratteri cubitali realizzata con una bomboletta di vernice spray: “Il borgo non si tocca”.
Marco Mologni