Musei Civici: alla scoperta del Messaggero d’amore

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MONZA – Percorrendo il primo piano della galleria dei Musei Civici, dopo aver superato soggetti sacri e angoli ameni della città, prima della galleria dei ritratti, come dazio da pagare per nuove emozioni e sentinella di nuovi personaggi, esiste una meravigliosa scultura a mezzo busto conosciuta come “Messaggero d’amore” di Giuseppe Gradi.

Ritrae una giovane ed elegantissima donna avvolta da un corpetto ricamato che appena si intravede sotto il seno.I suoi capelli, avvolti in un pettine che ricorda la forma di una conchiglia, quasi come se volesse in qualche modo parlarci della sua purezza, si attorcigliano voluminosi su se stessi, creando onde e volumi, riccioli e ciuffi eleganti che incorniciano il viso.

I suoi occhi sono marcati da ciglia e sopracciglia che pesanti li fanno abbassare e quasi socchiudere per volgere lo sguardo verso il disturbatore appoggiato sulle sue nude spalle. Il suo naso affusolato conduce alle labbra carnose che sono però strette in una morsa, il collo affusolato come un tronco si incastra elegantemente nelle perle di una ricca collana. Il vestito si aggroviglia e si appoggia su se stesso creando pieghe e movimenti sfidando la rigidità della rigida pietra bianca…

Il bustino stringe quasi come una morsa i fianchi della donna fino a toglierle il fiato mentre i lacci si stringono, tolgono l’aria e si alternano sembrando di velluto ma il vero protagonista è un piccolo uccellino mite e spaurito che disturba la quiete della donna, rimanendone quasi infastidita.

Il piccolo animale porta nel suo becco un messaggio del suo amore avvolto in un esile cartiglio che viene posto alla giovane che però lo rifiuta, mostrando nei suoi occhi rabbia mista ad indifferenza. Cosa ci sarà scritto in quel cartiglio? Saranno di sicuro emozioni dettate da un cuore spezzato.

Quando le parole non erano affidate a fredde chat di whatsapp o non si misuravano i sentimenti con i “like” su un post di Facebook. Quando i sentimenti erano gridati in faccia o affidati a fogli, a volte spruzzati del profumo dell’amato per ricordare il suo “odore” forse scordato o insabbiato dalla rabbia, con la speranza di sciogliere quel ghiaccio… Quando si scrivevano poesie per riconquistare la donna amata anche se tornavano al mittente… non c’era niente di più bello dei “messaggi d’amore”.

“…verba volant…scripta manent”


Stefania Castiglione

(con la collaborazione di un monzese doc)

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