Orto in carcere: 800 chili di prodotti al Banco Alimentare, ma serve uno sponsor

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Orto in carcere: 800 chili di prodotti al Banco alimentare, ma serve uno sponsor

MONZA – Per continuare a sfamare chi ha bisogno e soprattutto per aiutare i detenuti ad apprendere una professione  poi spendibile una volta terminato di pagare il proprio conto con la giustizia è necessaria la generosità dei nostri lettori.

Con un accorato appello Anna Martinetti – anima dell’associazione “Una Monza per tutti” e promotrice del progetto orto in carcere – si affida alla generosità dei monzesi (ma non solo) per proseguire il progetto intrapreso un anno fa. Un progetto che in dodici mesi ha già dato importanti frutti con oltre 1.200 kg di verdura raccolta di cui 800 kg destinati al Banco Alimentare dando da mangiare a famiglie indigenti e il restante utilizzato all’interno delle cucine del carcere di Monza.

Una vera a propria azienda agricola che oggi però si trova al verde e che ha bisogno di un aiuto. “Ci stiamo già muovendo per intraprendere il percorso migliore, per renderci autonomi – ha spiegato – Non solo per coltivare prodotti della terra ma anche per coltivare ragazzi e uomini che, usciti dal carcere, saranno non solo persone libere ma anche e soprattutto persone autonome con un lavoro tra le mani”.

Quello dell’orto all’interno del carcere di Sanquirico è stata una scommessa che all’inizio sembrava difficile da vincere: recuperare tre grandi serre abbandonate, coinvolgere circa otto detenuti che sotto la guida di un agronomo volontario hanno non solo imparato a coltivare la terra ma anche ad amare questa professione.

Un raccolto davvero abbondante con pomodori, basilico, zucchine, melanzane, vari tipi di insalata. I detenuti sono già tornati al lavoro seminando nell’orto quelle verdure autunnali come cavoli, cavolfiori e cime di rapa che raccoglieranno tra qualche mese. Sperando di poter continuare a svolgere quello che un giorno usciti dal carcere si augurano  possa diventare la loro professione.

Anna Martinetti  incrocia le dita augurandosi  di trovare quei fondi che permetteranno a quella che è a tutti gli effetti una piccola azienda a agricola dietro le sbarre non solo di proseguire nella sua attività, ma di spiccare  il volo. “I ragazzi credono molto in questo progetto – conclude – così come pure la direttrice della casa circondariale Maria Pitaniello”.

Chi vuole dare un contributo o ricevere informazioni sul progetto può inviare un’email a martinettianna@gmail.com

B.Api.

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