MONZA – Il consigliere Paolo Piffer chiede delucidazioni sullo stato dell’arte dei Peba (Piani di eliminazione delle barriere architettoniche), e l’assessore Simone Villa rimanda la domanda al mittente: non sono interventi che riguardano il suo assessorato ai Lavori pubblici.
Un rimbalzo di deleghe e di responsabilità quello sollevato dall’interpellanza presentata alcune settimane fa dal consigliere Piffer (Civicamente) che chiedeva chiarimenti in merito a un nuovo Peba a Monza. Un tema, quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche, molto caro al capogruppo di Civicamente che anche in campagna elettorale aveva destinato parte del suo programma proprio alla creazione di una città accessibile a tutti.
Una sensibilità proseguita anche dai banchi dell’opposizione con un’interpellanza per conoscere lo stato dell’arte del Peba a Monza. Una richiesta avanzata direttamente all’assessore Villa ma che nella risposta scritta consegnata al consigliere Piffer non ha ricevuto gli effetti sperati.
“In merito all’interpellanza in oggetto – si legge nella risposta firmata dal sindaco Dario Allevi e dall’assessore Simone Villa e postata su facebook da Piffer – si comunica che la norma citata relativa al Cds Peba si riferisce agli edifici pubblici e di uso pubblico, andrebbero quindi coinvolti i settori che hanno competenza su quelle attività. Pertanto per quanto riguarda questo settore non è obbligatoria la redazione di Peba”.
Ma in realtà la legge (redatta nel lontano 1986 e poi successivamente modificata con nuove integrazioni) amplia la redazione e la realizzazione dei Peba non solo all’edilizia pubblica e privata, ma a tutte le “aree urbane” strade e marciapiedi compresi.
Gli amministratori monzesi tranquillizzano Piffer sull’attenzione ad interventi progettati nel passato e in corso volti all’eliminazione delle barriere architettoniche anche negli spazi urbani ricordando che “sono inseriti in automatico nei lavori di manutenzione straordinaria – si legge ancora nella risposta a Piffer – poiché non è possibile realizzare opere pubbliche che non prevedano questa caratteristica”.
Ma è anche giusto ricordare che i Peba furono creati perché i Comuni non lavorassero in emergenza, ma al contrario avessero la possibilità di realizzare una programmazione di intervento istituendo un piano – obbligatorio per legge – per rendere la mobilità accessibile a tutti. Una mappatura precisa delle barriere presenti in città e un altrettanto preciso e puntuale piano di intervento per abbatterle, non in zona Cesarini, ma all’interno di una progettazione di intervento capillare e ampliata a tutto il territorio cittadino.
Barbara Apicella