MONZA – Forti i segnali venuti ieri mattina durante la presentazione da parte di “Salute Donna” in Palazzo Lombardia dello studio che prevede l’utilizzo del dispositivo CNC (protesi sostitutiva dei capelli) su pazienti in cura chemioterapica.
Primo messaggio: il cancro è passato da male incurabile(come era definito) a male per grandissima parte curabile. Due: questo passaggio, testimoniato dalle statistiche, per moltissime persone rende il tumore non più un fatto imprescindibile della vita ma una parentesi ed è sempre più importante curare gli effetti psicologici del “durante”, in modo che alla fine del percorso la personalità che “c’era prima” la si possa trovare anche nel dopo guarigione.
Il soggetto della presentazione organizzata da Salute Donna è stato la sperimentazione di protesi per ovviare alla perdita di capelli durante i trattamenti chemioterapici. Come ricordato da Claudia Borreani e Carla Ida Ripamonti (Istituto Nazionale dei Tumori) e Bianca Maria Piraccini (Università di Bologna), il problema non va sottovalutato.
“Nel percepito sociale la perdita dei capelli è marcatore della malattia. Ecco dunque che, per donne e ragazzi, questo “segnale” diventa amplificatore del disagio sommando alla estrema fragilità psicologica del momento anche una attenzione non desiderata, affiancata alla perdita del simbolico che la capigliatura ha nella donna e nei giovani.” Il problema è talmente incisivo che addirittura ci sono donne che scelgono di non seguire la terapia per non doversi scontrate con questa fragilità.
Una testimonianza è venuta da chi ha vissuto direttamente tutte le tappe della malattia, una giovane donna che ha seguito il drammatico cammino da giovane mamma a malata di cancro, a guarita perfettamente. Cicatrici emozionali che restano, quelle della malattia, ma come ricordato, meno traumatiche se accompagnate dalla soluzione migliore per ogni problema.
Solitamente si interviene con parrucche. “Però se il progresso avanza, noi dobbiamo accompagnarlo con la ricerca” ha ricordato la Presidente Anna Mancuso, che ha dato risposta alla sua esperienza personale di malata creando una Associazione che sta crescendo in misura esponenziale come copertura nazionale e servizi. “Riceviamo proposte quotidiane da aziende che vogliono affiancarci. Sono poche però quelle che il nostro comitato scientifico ritiene progetti seri. Quella di CRLab (Cesare Ragazzi) è stata vagliata, ritenuta solida e sostenibile, e quindi sottoposta all’Istituto Nazionale dei Tumori, che ha sottoscritto il protocollo di studio. Ecco, in questa ottica ci muoveremo, verificando sui pazienti l’efficacia e la soddisfazione. Se il percorso di sperimentazione, come ci auguriamo, darà buoni frutti, allora sorgerà un’altra battaglia fondamentale, quella di garantire l’accessibilità delle protesi a tutti.”.
Una politica del miglioramento psicologico delle condizioni delle pazienti appoggiata in pieno dall’Istituto Nazionale dei Tumori, rappresentato nella conferenza dal presidente Enzo Lucchini, che ha ricordato l’importanza dell’attività di Salute Donna in una ottica di perfetta sussidarietà.
La procedura del trattamento è stata illustrata da Stefano Ospitali, amministratore delegato della Cesare Ragazzi Laboratories. Quello delle protesi è un sistema ormai ritenuto efficace negli interventi al di fuori della malattia che sarà misurato nel rapporto con i malati oncologici, partendo dalle fasce più toccate, quelle delle donne e dei ragazzi.
Insomma, dall’incontro fra Salute Donna e la Cesare Ragazzi Laboratories potrebbe nascere un altro importante passo avanti nel miglioramento della vita dei malati di cancro, una lotta che riguarda tutti, pazienti, parenti o testimoni.
cc
bella notizia e speriamo di buon effetto. io durante la chemio usavo le fibre di cheratina (in particolare le Toppik) che sono tra gli unici rimedi anti-calvizie a non essere invasivi per un corpo di per se gia abbastanza stressato