Sampdoria nasce il 12 agosto 1946, dalla fusione della Sampierdarenese, storica società nata nel 1891 e la sezione calcistica dell’Andrea Doria, creata 4 anni dopo, nel 1895.
Siamo nel dopoguerra. Soldi pochi in un calcio che però sta crescendo e il Genoa (ridenominato così dalla federazione per far posto idealmente ad una seconda squadra in città), società con più nobiltà e anche più soldi, che rischia di farla da padrone in città.
Così la Sampierdarenese e la costola calcistica dell’Andrea Doria (andrà avanti con le altre attività, fra cui la pallanuoto) decidono di fondersi per essere più solidi in un campionato che diventa sempre più dispendioso dato che da girone locale, diventa nazionale.
La volontà di fusione, toccò anche i colori delle maglie. Come unire coerentemente i colori tradizionali delle due società: bianco, blu, rosso e nero? Ne venne fuori un’idea originale, unica.
La maglia della Sampdoria sarà blu con strisce bianche, rossa e nera e lo stemma di Genova al centro.
I primi decenni hanno il segno di una squadra che veleggia bene (al contrario dei cugini) in serie A sotto le presidenze Parodi e Tavano. Gli anni sessanta si aprono con un clamoroso quarto posto. Era però finita l’era Parodi, troppo programmatore e “moderno” per i tifosi che non apprezzavano la vendita programmata dei pezzi pregiati per acquistare giovani.
Il nuovo presidente, Ghetti, aprì la strada ad una crisi che venne con De Franceschini, anche se per quella prima retrocessione qualche sospetto su una combine nell’ultima giornata fra Brescia e Spal resta.
Vennero le presidenze Salatti, Colantuoni e gli anni 70. Un decennio di crisi, cadute e risalite finchè, nel 1979, la Samp non fu acquistata da Paolo Mantovani, petroliere romano.
Aa quel momento, nasce una nuova storia.
Una vicenda fatta di grandezza, leggende, entusiasmo, e vittorie. La Sampdoria diventa una grande, nel mercato e nella programmzazione. Diventa anche una grande famiglia capace di costruire una formazione fatta di fuoriclasse giovani e liberi con là davanti Vialli e Mancini e in panchina un vecchio marpione, personaggio e genio, come Boskov.
Con Mantovani, la Coppa Italia, uno Scudetto, la Coppa delle Coppe, la finale della Coppa dei campioni misero la Genova sampdoriana fra le grandi città del calcio europeo.
Poi Mantovani, improvvisamente, se ne andò.
Arrivò Garrone, una presidenza sfortunata che in una annata disgraziata, fra liti, fuori rosa e vendite azzardate, riportò la B.
Poi si ritornò su, ma il resto è già presente…