BIASSONO – Settimana scorsa, serata di divulgazione dedicata al mercato Russo nel pieno spirito di Up Club, un gruppo di aziende e professionisti presieduto da Andrea Cabiati, che cercano, nello spirito della divulgazione, di offrire un fronte sinergico alle sfide imprenditoriali dell’oggi.
Relatore l’avvocato Andrei Suknev di Leonardo Audit, realtà da molti anni partner di aziende italiane nell’approccio e nel rapporto con il pianeta Russia. Prima questione: le sanzioni ci hanno provocato dei danni? La risposta è secca: sì, le sanzioni hanno pesato molto. A confermarlo basta un dato: l’Italia da seconda partner esportatrice è diventata sesta. Seconda domanda: ha ancora senso investire nell’ex impero degli zar per le aziende italiane? Risposta altrettanto secca: sì.
Questo in pillole è il report della serata di lavoro di Up Club. Con una Italia partner fondamentale della Russia per le importazioni la scelta europea di sanzioni ha arrecato un danno al nostro sistema economico quantificabile attorno ai 5 miliardi.
Le sanzioni non vogliono però dire aver messo una pietra tombale sulle prospettive economiche del rapporto fra la nostra penisola e l’ex Urss. Certo, la mossa delle restrizioni punitive ha dato alla federazione l’opportunità di favorire la produzione interna, con leggi che in qualche caso si avvicinano all’autarchia. Resta il fatto che la Russia è un paese giovane, con un tessuto sociale che sta passando solo ora da un panorama di “arricchiti” ad uno imprenditoriale. Questa fase vede quindi ancora una forte domanda sia nel campo del “lusso” sia nella trasmissione di conoscenze. In questi ambiti è evidente che resta ancora forte l’opportunità economica per le imprese italiane
La questione sanzioni, oltre che il rapporto con un tessuto economico ancora “verde” dal punto di vista delle istituzioni e della legislazione, rende necessaria una presenza fisica dell’imprenditore italiano. In pratica, i modelli del “mi appoggio ad un commerciale russo, cerco un socio, un partner di maggioranza etc etc” hanno effetti più negativi che benefici.
Se si vuole guadagnare aprendosi alla Russia, e le prospettive in tale senso sono ottime nonostante le sanzioni, bisogna partire con un piano industriale serio, supportato da un piano economico sostanziale e la voglia di avere un controllo “in prima persona” su quanto accade laggiù. Non esistono insomma per l’imprenditore scorciatoie all’impegno diretto.
Va notato che per aziende che decidono di esportare know how e creare lavoro, esistono molte agevolazioni, sia finanziarie che tecniche, federali o regionali ma per raccogliere utili è necessario che l’impresa si doti di una strategia precisa e si affidi a strutture di consulenza in grado di gestire sia i rapporti che i problemi legali, burocratici e non, che in un paese ancora giovane, a bassa retribuzione, possono esserci.
Questo il dossier Russia: qualche ombra ma ancora molte luci, disegnato nella serata di Up Club (presenti in sala i rappresentanti di Paral Distribuzioni, Tech Style, Tuv, Blackship, Gennaretti, Corporate and finance, Allianzbank, Expandi Consulting, Gss, Igien Italia, Nuova Bioq, Studio Msc e Join).
cc