Siamo ripartiti. Ricominciamo da qui.

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Siamo ripartiti. Ricominciamo da qui.

Ripartire.

L’abbiamo tanto desiderato. L’abbiamo immaginato. Ci siamo disegnati e ridisegnati nella mente il ritorno alla vita di tutti i giorni, talmente tante volte, che mai nessuna immagine finiva per coincidere con le altre.

E alla fine, quando la ripartenza è avvenuta sul serio, non ci sembra ancora vero.
Niente, o quasi, è come avremmo voluto. Nulla è come nei nostri sogni di questi mesi. Nemmeno un particolare. Eppure, ci viene spontaneo domandarci, non è che avessimo desiderato e immaginato chissà quale impossibile scenario…tutto quello che volevamo e che chiedevamo con tutta la speranza e la forza presenti in noi, era la normalità.

Ripartire.

Sì, desideravamo soltanto ripartire dalla normalità. Ritornare a quella vita, a quelle abitudini che sono sempre state all’ordine del giorno, prima dell’esplosione della pandemia. Prima della quarantena. Prima dell’isolamento. Prima delle morti. Prima del dolore. Prima dell’angoscia. Prima che un esserino così minuscolo, microscopico, sconvolgesse e rivoluzionasse le nostre esistenze.

Ma ci sono troppi “prima” a scandire il tempo che ci divide, ormai, da quella normalità alla quale eravamo così affezionati. Mesi di cambiamenti tanto radicali, da sembrare annisecoli…quasi un’altra vita.

Siamo ripartiti. Ricominciamo da qui.

E così siamo ripartiti. Siamo ripartiti come non ce lo saremmo mai aspettati. Tutta la frenesia della quarantena, la smania di riprendere in mano le redini della nostra quotidianità, si è trasformata, purtroppo, in una pallida copia sgualcita e sfocata della realtà, di quella che abbiamo sempre chiamato “la nostra normalità”.

Ci ritroviamo catapultati, ora come ora, in un ritorno che ritorno non è, perchè quasi nulla di quello che conoscevamo prima è ancora lì ad attenderci. La normalità che conoscevamo benissimo, che spesso e volentieri finivamo perfino per non sopportare più, oggi ci appare come un miraggio. Un’isola lontana e accogliente, fresca e dissetante, tra le calde e interminabili dune del deserto.

Ripartire, dunque. Ma da cosa?

L’unica cosa che ci resta è un nuovo inizio.
Non un ritorno. Non la normalità. Bensì un nuovo modo di vivere, abitudini che pian piano faremo nostre. Ripartire da noi stessi, per lanciarci in una nuova normalità, che ancora non riconosciamo come tale, ma che forse presto lo sarà.

Siamo ripartiti. Ricominciamo da qui.

Adesso, però, è ancora il momento di fare i conti con quei sogni che ci eravamo costruiti e ricostruiti e di adattarli alla realtà. Una realtà in cui abbiamo paura. Sì, paura. Perchè il Coronavirus, quel nemico che è ormai sulla bocca di tutti, non se ne è andato e nessuno potrà mai dirci se e quando lo farà.
E’ il momento, quindi, di convivere con le nostre paure, con quei timori che pensavamo sarebbero stati i nostri compagni di viaggio durante la quarantena ma che poi, una volta finita, ci avrebbero abbandonati, lasciandoci proprio così, rapidamente, come sono arrivati.

E invece no. Questa è la fase della convivenza. Convivenza con la paura. Convivenza con l’incertezza. Convivenza con tantissime novità che per forza di cose si insinuano nella nostra vita. Convivenza con il virus.

Ripartire.
Non dalla normalità. Ma da un nuovo inizio. Da una nuova convivenza con un nemico che prima non c’era, e che ora si nasconde proprio dietro l’angolo. Ripartire, per questo motivo, con la consapevolezza di dover essere attenti, scrupolosi e rispettosi delle regole. Ripartire da noi, dalla nostra salute e da quella di tutti gli altri, dalla vita di tutte le persone che amiamo.

Siamo ripartiti. Ricominciamo da qui.

Una partenza che ci lascia con l’amaro in bocca, ma è l’unico nuovo inizio che abbiamo.
Il tempo presente, l’oggi, il qui e ora, è tutto quello che ci resta. Ora, è l’unico momento che ci appartiene davvero e che vale la pena di vivere. L’unico modo per rendere migliore quel tempo che ancora ci attende.

Ripartiamo. Da qui.

Francesca Motta

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