DESIO – Ha sollevato il problema dello studio epidemiologico e, costantemente, ha chiesto informazioni al Comune sullo stato dei lavori finalizzati alla tutela della salute pubblica. Il Movimento 5 Stelle, da sempre perplesso (e usiamo un eufemismo) per la presenza del forno inceneritore, manifesta tutta la sua delusione.
Si aspettava una maggiore intraprendenza e una maggiore sollecitudine da parte dell’amministrazione comunale. Ora, a mesi di distanza, il gruppo pentastellato arriva a una conclusione molto chiara: “Siamo ancora al punto di partenza”. Gli esponenti locali del Movimento 5 Stelle, per sostenere questa tesi, hanno messo nero su bianco i vari passaggi per consegnare un comunicato alla stampa:
Nel maggio scorso è arrivata la mappa di ricaduta dei fumi dalla società Servizi Territorio, a cui il comune si era rivolto su suggerimento del Prof. Paolo Crosignani, l’epidemiologo incaricato dal Comune di Desio di realizzare lo studio. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di un’indagine scientifica per rispondere alla domanda: le emissioni dell’inceneritore hanno effetti sulla salute dei cittadini del territorio circostante? Indagine fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle che sul tema aveva fatto approvare in consiglio comunale 2 ordini del giorno, uno nel 2010 e l’altro nel 2015. La mappa serve per sapere quali sono le zone interessate dalla ricaduta dei fumi nei vari comuni intorno all’inceneritore e vedere se ci sono problemi di salute proprio in quelle zone.
A questo punto, secondo l’iter indicato dal Prof. Crosignani e allegato alla determina del Comune che gli affidava l’incarico, l’amministrazione avrebbe dovuto chiedere i dati epidemiologici ad ATS MonzaBrianza (l’ex Asl). Per questo noi consiglieri M5S abbiamo lasciato qualche mese di tempo all’assessore prima di chiedere aggiornamenti in consiglio. C’è da dire che se noi non chiediamo, dalla trasparentissima giunta Corti non arriva nessuna informazione.
Durante il consiglio comunale del 28 settembre l’assessore Guidotti ci risponde che finora ha solo parlato al telefono con i responsabili ATS e ha fissato un incontro per l’11 ottobre. Non accenna alla richiesta dei dati, che in realtà era quello che aspettavamo da fine maggio. Dopo l’11 ottobre gli chiediamo un resoconto della riunione e lui ci spiega, come se niente fosse, che ATS ha deciso di fare un proprio studio epidemiologico. Peccato che questo studio, da quanto si legge nella mail dell’assessore, non ha niente a che vedere con l’inceneritore e i suoi effetti:
“La direzione dell’ATS ha dichiarato un vivo interesse alla problematica presentata dall’amministrazione comunale di Desio. Mi hanno, quindi, informato, che hanno già cominciato a darsi da fare in questo senso, effettuando uno studio statistico preliminare tuttora in corso, sulle variazioni di incidenza delle malattie neoplastiche all’interno della popolazione dei 55 comuni della provincia di Monza e Brianza, focalizzando l’attenzione nel rilevare se vi siano variazioni d’incidenza fra un comune e l’altro.
(Quindi senza alcun riferimento alla presenza dell’inceneritore come possibile causa, ndr)
Inoltre, mi hanno messo a conoscenza della loro intenzione di effettuare su tutto il territorio della ATS, uno studio simile a quello da noi proposto, ovvero, di suddividere il territorio della ATS in piccole porzioni, andando a studiare, mediante georeferentazione, come sono distribuite le malattie neoplastiche nelle varie porzioni di territorio.
(Quindi senza metterle in relazione con le emissioni dell’inceneritore, ndr)”
Insomma, niente a che vedere con lo studio scientificamente accreditato, per quanto di veloce realizzazione, già affidato al Prof. Crosignani (che nel frattempo non è mai più stato contattato dall’amministrazione desiana) che avrebbe potuto indicare con certezza scientifica se chi abita nella zona di ricaduta dei fumi ha più possibilità di ammalarsi rispetto ad altri. Invece ora lo studio con il metodo Crosignani, che era stato celebrato come una grande conquista dalla giunta e dalla sua maggioranza, all’assessore non piace più, gli sembra robetta a confronto di quello che ATS gli sta propinando. Infatti Guidotti, riferendosi allo studio di Crosignani, scrive:
“(…) si è optato per uno studio caso-controllo, che è molto più semplice da eseguirsi e che impegna meno risorse economiche, consci che la qualità dei risultati prodotti dallo studio caso-controllo è inferiore rispetto ai risultati prodotti dallo studio a coorte”.
Peccato che nel frattempo Guidotti non abbia più sentito Crosignani, né per procedere col lavoro, né per confrontarsi sulle proposte di ATS. Gli abbiamo chiesto noi un parere e la risposta è stata:
– lo studio caso-controllo è equivalente ad uno studio di coorte
– si possono anche studiare i tumori ma per validare la metodologia e le mappe utilizzate si inizia dalle patologie acute
– si prosegue con la mortalità (che non è un outcome di poco conto)
– ed alla fine si possono anche studiare i tumori, sempre tramite le SDO con un lavoro aggiuntivo
Ma alla fine, l’assessore i dati per lo studio li ha richiesti o no? Dalla sua prima mail sembrava di no, così gliel’abbiamo chiesto esplicitamente. Ecco la risposta:
“I dati per la realizzazione dello studio epidemiologico, sono stati richiesti all’ATS diversi mesi fa e precisamente, una prima volta il 20 giugno 2017 e una seconda volta il 10 luglio 2017”.
Li hanno chiesti due volte a distanza di venti giorni, ma perché? Se la tanto sbandierata trasparenza esistesse davvero, l’assessore avrebbe potuto allegare copia della lettera a quella mail, a riprova di quanto stava dicendo. Invece no, abbiamo dovuto fare un accesso agli atti, per essere sicuri di ottenere il documento.
Nella risposta, il Segretario comunale ci anticipa che la lettera però è una sola ed è stata inviata due volte (non ci spiega il perché… a cosa serve inviarla due volte, avevano sbagliato indirizzo? Ormai ci aspettiamo di tutto).
Ma soprattutto, appena la apriamo ci accorgiamo che la lettera non è protocollata! C’è solo un numero di riferimento scritto a mano per la segreteria, ma quella lettera non è uscita per via ufficiale come avrebbe dovuto, come è normale che avvenga tra enti pubblici che si parlano. Per assurdo, ATS potrebbe anche non averla mai ricevuta.
Tutto questo serve a dimostrare l’impegno pari a zero che questa amministrazione sta mettendo per realizzare lo studio. È evidente che manca la volontà. Vi abbiamo raccontato come stanno le cose perché tra poco verranno a dirvi che si farà uno studio “più grande e più bello”, mentre in realtà il rischio è che si continui a non fare nulla restando nel limbo per altri anni. Se ATS si dimostra ora così interessata, perché non si è offerta di fare uno studio sette anni fa? L’assessore non se lo è domandato?