Il triste dato dell’Istat: in Italia sempre meno lettori

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Il numero dei lettori in Italia cala sempre di più: soltanto il 40,5% della popolazione ha preso in mano un libro nel 2016, il dato era del 42% nel 2015. Lo rivela l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, che ha “fotografato” il mondo delle lettura e dell’editoria nella nostra penisola.

Tradotto in numeri significa circa 23 milioni di lettori che, nei 12 mesi, hanno preso in mano almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali. La quota maggiore è data dai ragazzi tra gli 11 e i 14 anni che, da soli, costituiscono il 51,1% dei lettori italiani. Netta anche la prevalenza della quota rosa: a partire dai 6 anni di età il 47,1% delle donne ha letto un libro, mentre per gli uomini bisogna accontentarsi di un 33,5%.

Per quanto riguarda la produzione di libri, il settore editoriale italiano è composto prevalentemente da operatori di piccole e piccolissime dimensioni. Gli editori che pubblicano non più di 50 titoli all’anno rappresentano infatti nel 2016 oltre l’86% del numero totale di editori attivi: di questi oltre la metà (54,8%) sono piccoli editori, i quali pubblicano non più di 10 titoli all’anno mentre quasi un terzo (31,6%) sono editori di media dimensione (da 11 a 50 opere) (Prospetto 1). Sul versante opposto, i grandi editori, ossia quelli che hanno una produzione libraria superiore alle 50 opere annue, pur rappresentando solo il 13,6% degli operatori attivi nel settore coprono più di tre quarti (76,1%) della produzione in termini di titoli e quasi l’86% della tiratura, un’ offerta quasi 14 volte superiore a quella dei piccoli editori per titoli proposti e 31 volte maggiore in termini di copie stampate (nel confronto con gli editori di medie dimensioni il rapporto è rispettivamente di 4 a 1 per i titoli e 7 a 1 per la tiratura). Nel 2016, mentre i piccoli editori hanno pubblicato in media 4 titoli e stampato poco più di 4 mila copie all’anno ciascuno, i grandi marchi hanno prodotto 228 opere librarie, con una tiratura media di oltre 500 mila copie per editore.

Oltre il 50% degli editori attivi nel 2016 ha sede nel Nord del Paese. La città di Milano da sola ospita più di un quarto dei grandi marchi. C’è un lieve segnale di ripresa nella produzione: i titoli pubblicati aumentano del 3,7% rispetto all’anno precedente; persiste invece la tendenza alla riduzione delle tirature (-7,1%). L’editoria per ragazzi è in crescita rispetto al 2015: +4,5% i titoli e +6,6% le tirature. Come genere, il primato spetta alla narrativa: quasi l’85% dell’offerta è rappresentata da titoli della categoria “varia adulti”. Le librerie indipendenti e gli store online sono considerati dagli editori i canali di distribuzione su cui puntare per accrescere la domanda e il pubblico dei lettori.

Intanto continua a crescere il mercato digitale: più di un libro su tre (circa 22 mila titoli) è ormai disponibile anche in formato e-book, quota che sale al 53,3% per i libri scolastici. Resistono inoltre i lettori cosiddetti ‘forti’ (almeno 12 libri letti in un anno), quota 14,1%, mentre resta costante da almeno 20 anni che 1 famiglia su 10 famiglia su dieci non ha alcun libro in casa.

Nell’opinione degli editori, si legge nel report dell’Istat, i principali fattori che determinano la modesta propensione alla lettura in Italia sono il basso livello culturale della popolazione (39,7% delle risposte) e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (37,7%).

Sempre più evidente il legame tra l’abitudine alla lettura e altre forme di partecipazione culturale: il 68,9% di chi legge si è recato di più al cinema rispetto al 41,7% dei non lettori, così come il 34,7% dei lettori ha visto almeno uno spettacolo teatrale nell’anno rispetto al 10,2% di coloro che non leggono, così come la frequentazione di musei o mostre che è praticata dal 54,1% del primo gruppo rispetto al 15,8% del secondo.

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