In questo nostro viaggio all’interno dello stupefacente mondo dei fiori abbiamo appreso, ormai, quanto l’universo della natura e delle sue meravigliose creazioni sia uno spunto di riflessione e, perché no, uno stimolo di miglioramento per l’essere umano.
Ne è un’ulteriore dimostrazione il protagonista dell’appuntamento di oggi con la nostra “floreale” rubrica: il fiore del Narciso.

La maggior parte di noi, molto probabilmente, conosce il mito di Narciso e il significato intrinseco che si cela dietro la storia del fanciullo innamorato di se stesso e lasciatosi morire a causa della sua vanità. Giovinetto che, alla sua morte, diede vita al fiore che ancora oggi porta il suo nome. Il Narciso.
Ma è solo osservando e ammirando attentamente il fiore che porta il nome del fanciullo in mitologia simbolo della vanità per eccellenza, che si può scoprire e capire un secondo aspetto complementare nascosto tra i petali del fiore così come tra le pieghe del mito di Narciso.

Un’ampia corolla di petali, solitamente di colore bianco o giallo, avvolge un bulbo dalle tinture più accese e calde, che a sua volta si stringe intorno ai pistilli del fiore, ben visibili e anch’essi dalle lucenti sfumature.

Il fiore di Narciso, con la sua spettacolare disposizione dei petali, è un susseguirsi di cerchi concentrici, da quello più ampio ed esterno, al più piccolo e centrale. Il nucleo del fiore. Il fulcro della sua esistenza. Ecco, se si osserva attentamente il fiore di Narciso si può notare come i suoi petali siano stati disposti e “pensati” dalla natura, per proteggere i pistilli, nucleo fonte di vita e di procreazione.
È proprio proteggendo il centro della sua vitalità, delicato e indispensabile, che il fiore può aprirsi all’esterno, lasciarsi baciare dai raggi del sole, farsi accarezzare dalle gocce di pioggia, trasformandosi in giaciglio per la rugiada mattutina e per gli insetti che vi trovano ristoro nel corso della giornata.

Il fiore del Narciso è la raffigurazione di quell’aspetto così vero della vita. Solo proteggendo ciò che ci è più caro…ciò che sappiamo essere più fragile e in pericolo…ciò che non possiamo permetterci di perdere…possiamo aprirci veramente e serenamente alla vita e alla sua essenza.

I suoi petali lo strato protettivo e avvolgente, come la nostra pelle, come le nostre ossa, che custodiscono il cuore. Organo propulsore e generatore di vita.
Quanta magia, quanta verità racchiusa nel Narciso.
Narciso, il bambino della mitologia greca che, come il profeta Tiresia aveva annunciato alla ninfa sua madre, avrebbe conosciuto la vecchiaia solo se non avesse mai conosciuto se stesso. Narciso, il fanciullo dal cuore di pietra che respinse qualsiasi gesto d’amore esterno, anche quello della ninfa Eco, che morì struggendosi d’amore per quel vanitoso giovinetto che non apriva i petali del proprio cuore ad alcuno. Narciso, che scoprì se stesso nel riflesso di una pozza d’acqua e se ne innamorò. Lui, quel giovine che non aveva mai ceduto il proprio cuore, lo perse per se stesso. Per un amore impossibile…o forse no?

Dal corpo esanime di Narciso sbocciò il fiore che porta il suo nome e che, come lui, protegge il proprio cuore e lo custodisce gelosamente.
Osservando il fiore si può accedere ad una versione forse più completa, sicuramente complementare, del mito della vanità di Narciso. La leggenda raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio, ci dipinge un fanciullo dal cuore di pietra, che ama solo se stesso e rifiuta duramente qualsiasi altra forma di affetto. Ci parla di un giovinetto incapace di amare perché ama solo se stesso. Ma il suo fiore, il Narciso, ci racconta anche di un cuore che non può amare se non ama se stesso.
Lo capiamo dalla disposizione dei suoi petali che danzano intorno ai pistilli e che su di essi si ripiegano. Lo possiamo osservare nell’abbraccio protettivo dei petali del Narciso che avvolgono il proprio nucleo di vita. Il proprio cuore.

Il magico, antico e leggendario Narciso ci racconta e ci mostra, nella sua naturale essenza, la vanità e l’amor proprio, l’istinto alla protezione e conservazione del proprio esistere e, allo stesso tempo, ad aprirsi alla vita e alle sue contaminazioni esterne.
Un fiore che è un vero e proprio racconto, il racconto dell’esistenza nelle sue contrapposte e complementari sfumature. Il racconto dell’amore.
L’amore per se stessi e per gli altri.

Il fiore del Narciso ci rivela come l’amore verso l’esterno sia strettamente legato a quello per il nostro io più intimo e recondito.
Amarsi per amare. Amare per amarsi.
Francesca Motta