Vasco Rossi.
Un anno fa. Parco Enzo Ferrari. Vasco Modena Park.
Quando un popolo si raduna, quando generazioni si trovano nello stessa letteratura, può succedere che in una sera, 220.000 persone vivano le stesse emozioni in uno stesso posto, celebrando la letteratura di un genio musicale in grado di parlare con la stessa arte per tre decenni ad un paese in trasformazione.
Il primo luglio del 2017, si raccolsero numeri da record, tanto che venne battuto il primato mondiale del concerto di un singolo artista con il più alto numero di spettatori paganti, con 225.173 biglietti emessi.
40 i brani, come gli anni della carriera di Vasco, che si aprì con il “primo” passo storico, Colpa d’Alfredo, e si concludeva con il capolavoro di Vasco che incarna perfettamente la descrizione dell’anima fragile di Vasco.
Quel concerto rimane comunque, in toto, anche l’antologia finale di un artista che rimarrà nella storia della letteratura italiana allineandosi alla profondità del Premio Nobel che è riuscita a riconoscere il valore letterario della musica popolare attraverso Dylan.
Un evento culturale, dunque, ma anche di popolo.
Vasco Rossi ha questo potere, non male per un ragazzino di provincia partito nell’inquietudine degli anni settanta, espressione di quella generazione senza ideologie se non quella dell’inquietudine del vivere.