Via Asiago inquilini imbufaliti dopo l’accusa di avere blatte nelle loro case

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Inquilini sul piede di guerra dopo l'accusa di avere probabilmente blatte nelle loro case

MONZA – Via Asiago la tensione è alle stelle e la rabbia per adesso si sfoga con la penna. I residenti sono inviperiti di fronte alle accuse di probabili presenze di blatte nei loro appartamenti.

Una lettera di fuoco quella che hanno inviato alla Cooperativa Ubuntu che si occupa della gestione dei migranti – e fatta poi pervenire alla nostra redazione – dove ribadiscono il concetto di non rispetto delle regole e di mancanza di controlli nella palazzina dove da due anni convivono con decine di profughi.

Nei giorni scorsi la cooperativa aveva inviato agli inquilini una missiva nella quale spiegava la situazione, ridimensionando i problemi sollevati in questi mesi dai condomini e dall’amministratrice.  Una lettera nella quale si spiega che attualmente gli appartamenti occupati sono 9, per un totale di 44 ospiti (di cui 23 adulti, 16 bambini e 5 neonati). Appartamenti tutti occupati da nuclei familiari senza l’arrivo di nuovi ospiti se non quelli delle famiglie in sostituzione degli uomini allontanati con un provvedimento immediato del ministro Marco Minniti dopo un incontro elettorale in città a maggio.  Nel condominio lavorano tre educatori dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 che essendo impegnati anche in altre attività con i migranti “non possono essere presenti in struttura tutto il giorno”.

Poi la presenza di quel “pizzaiolo” più volte additato dai condomini come persona poco gradita che svolge solo attività di autista per accompagnare i migranti ad appuntamenti e visite.

Infine il riferimento alla disinfestazione eseguita nelle scorse settimane, senza preavviso né ai condomini né all’amministratrice: si tratta di programmi di sanificazione annuale ipotizzando la presenza di blatte anche negli appartamenti di alcuni condomini.

Una frase che ha fatto imbufalire i residenti che hanno risposto all’accusa senza troppi giri di parole. “Le blatte a casa mia non ci sono, i miei vicini ne sono sprovvisti – scrivono – vediamo un po’ se qualcuno ha il coraggio di dire in quali appartamenti sono state avvistate”.
A far ribollire il sangue agli inquilini anche quel termine (struttura) utilizzato più volte nella missiva ad indicare la palazzina di San Rocco. “Questo non è un centro di accoglienza ma un codominio di classe A – scrivono gli inquilini rispondendo alla Cooperativa – Quindi come tale va trattato. Le regole devono essere rispettate da tutti, se non si è in grado perché, a quanto pare la legge non lo consente, gli ospiti vanno spostati tutti per motivi di sicurezza. Gli educatori quindi non sono lì tutto il giorno e noi siamo visionari. Perfetto allora che venga il responsabile in pianta stabile compreso il sabato e la domenica, perché ricordo che noi da questa situazione non possiamo fuggire, a vedere quello che succede dato che non si fa più vedere……. Ormai è due anni che ci danno dei visionari, direi nulla di nuovo se non fosse che in tutto questo tempo al posto di risolvere si è provveduto a ben mascherare la situazione con un “è una situazione ottimale””.

Con l’arrivo, come ci riferiscono gli inquilini, pochi giorni fa di un nucleo familiare composto dai genitori, due figli minori e due ragazze che sono andati a vivere nell’appartamento dove fino a pochi giorni prima vivevano alcuni ragazzi.

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