Il suo ultimatum l’Unione Europea l’ha già dato: tutti i produttori di vino entro un anno dovranno modificare l’etichetta delle loro bottiglie. I dati finora indicati non bastano più, ora bisogna aggiungere anche i valori nutrizionali.
Se la modifica sembra di poco conto, in realtà questa richiesta rischia di scatenare una vera e propria guerra tra l’Unione Europea e l’Italia. In mezzo c’è un prodotto che fa la voce grossa nell’export del nostro Paese, arrivato lo scorso anno all’importo record di 5,6 miliardi di euro.
Il motivo è presto detto. Produttori e associazioni di categoria ritengono che la richiesta della Ue sia solo un inutile aggravio di costi senza alcun beneficio per il consumatore. Ingredienti e valori nutrizionali, del resto, non sono elementi che condizionano l’acquisto di una bottiglia di vino.
“L’obiettivo comune – afferma la Coldiretti, una delle associazioni più indignate dalla decisione dell’Unione Europea – deve essere quello di fornire informazioni corrette senza però che questo vada a caricare le imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere, considerata la grande varietà delle produzioni Made in Italy”.
E per ricordare che questa presunta voglia di tutela del consumatore non dev’essere a senso unico, fa presente anche altri casi molto pratici e forse ben più gravi: “La stessa ‘voglia di trasparenza’ – denuncia Coldiretti – dovrebbe essere garantita anche su altri aspetti del settore vitivinicolo che oggi danneggiano i produttori italiani e i consumatori di tutto il mondo, dalla possibilità consentita dall’Unione Europea ai paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, pratica vietata nel nostro Paese, a quella di permettere la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua”.
Gualfrido Galimberti