Wall Street Journal.
All’inizio, era volantini di aggiornamento, distribuiti manualmente agli operatori dei mercati di New York. In pratica, informazione casuale che però diceva ciò che serviva, a chi serviva.
Questi bollettini diventarono in breve strumenti di aggiornamento indispensabili, richiestissimi, e proprio la “domanda” degli operatori creò un esigenza di mercato che i redattori Charles Dow, Edward Jones e Charles Bergstresser sintetizzarono in un giornale: il Wall Street Journal.
Anno dopo anno, il foglio divento strumento, e anche prodotto editoriale completo. Da una parte tabelle, ovvero i bollettini azionari, lo stato dei mercati e delle merci. Dall’altra gli articoli: le analisi, i commenti, le news.
Furono man mano sintetizzate le notizie principali in modo potessero essere trasmesse anche via telegrafo a tutto il paese, ma si ampliò anche la tiratura, e la diffusione , le iniziali 5.000 copie in breve divennero 20.000.
Il giornale economico sopravvisse alla grande depressione, ma la sua prerogativa editoriale fu esempio di come i giornali possono essere trampolino di lancio della ripresa, riportando agli Stati Uniti le novelle del New Deal e le prospettive economiche del conflitto.
Il Wall Street Journal divenne in pratica un trasmettitore e propulsore di conoscenza, con una politica di espansione che lo portò, parallelamente alla crescita dell’economia e della società, in tutti gli Stati Uniti con investimenti sempre più innovativi in campo tecnologico.
Si accompagnava all’espansione commerciale una disciplina di contenuti intonati alla affidabilità, tanto che il Wall Street Journal a volte sancì il successo o meni di aziende o rami di produzione e politiche economiche.
La crescita fu una continua espansione che lo fece divenire uno dei giornali più aperti all’innovazione, una crescita che si chiamò all’inizio teletrasmissione, che consentì la stampa simultanea in tutti i paesi mondiali, e più avanti internet e versioni digitali.