Ercole Baldini fuoriclasse e simbolo del ciclismo del dopoguerra,
se ne è andato.
Lo sport è storia, e sa disegnare con le cronache e i suoi campioni l’epoca sociale in cui vive. La vicenda di Ercole Baldini ci racconta la forza anche fragile dell’Italia del boom, quella nazione risorta che poteva non temere niente e nessuno. Mica per niente Baldini lo chiamavano il treno di Forlì.
Ercole è stato la rappresentazione di qualcuno e qualcosa che nessuno poteva fermare, come appariva allora l’economia italiana,
Era nato nel 1933, e appena a 23 anni, ancora dilettante, nel 56 aveva battuto il record dell’ora, stupendo il mondo e spaventando il divo francese Anquetil, che quel primato lo deteneva.
D’altra parte Ercole Baldini era un predestinato. Andava a scuola in bicicletta, allora l’Italia si spostava così. E sulle strade di casa aveva incrociato i professionisti forlivesi che subito intuirono che con quel ragazzino che non si staccava mai avevano incontrato un fenomeno.
Da dilettante vinse ovunque, e dopo il record dell’ora vennero le Olimpiadi. A Melbourne Ercole Baldini 1956 staccò tutti, per un oro facile facile.
Diventò professionista nel 1957 e il primo anno fu terzo al Giro, non una banalità, dimostrando di saper pedalare anche in salita.
Poi venne il 1958, un anno che lo vide invincibile. Ercole in quella stagione vinse Giro, Campionato Italiano e Mondiale, e sempre più apparvero le foto e le storie che lo vedevano accanto a Coppi, come dovesse sostituirne il mito.
Ma Ercole non era Coppi… Diverso il fisico, il mito, e il tempo in cui viveva. Dopo il 1958 cominciò un velocissimo declino. Qualcuno parlò di una operazione venuta male che lo aveva rovinato, altri di una disfunzione che lo portava ad ingrassare ma forse più semplicemente, si trovò a misurarsi con il peso di dover essere più forte senza essere uno squalo nell’anima. Arrivavano gli anni sessanta, e la storia, nel mondo come nello sport, stava svoltando.
Lui comunque, come Coppi, resta un simbolo eterno dell’Italia a due ruote del dopoguerra, e ha saputo convivere con questo mito con il sorriso, la forza e la giovialità.
Se ne è andato in pace- E questo consola…
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