A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

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A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

La danza coordina il movimento, dà ritmo ai nostri gesti, mette in relazione anima e corpo ma, soprattutto, fa battere all’unisono i nostri cuori.

Quando poi la danza è messa a disposizione di una buona causa, i cuori palpitano al ritmo delle emozioni e tutto diventa ancora più magico.

È proprio quello che avverrà venerdì 24 gennaio, presso la Sala Deledda di via Italia a Carnate, quando l’associazione Iridanza, metterà a disposizione musica, ritmo, passi danzanti e tanti tanti cuori, per il ricordo e la commemorazione del primo genocidio del XX secolo.

A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

Medz Yeghern, ovvero il Grande Male, è il termine con cui gli Armeni definiscono lo sterminio e la deportazione della propria gente, perpetuata dagli Ottomani nel 1915. Ancor prima dello scoppio della Grande Guerra che sconvolse il mondo intero, il popolo armeno già viveva e subiva le peggiori atrocità di cui l’umanità si possa macchiare.

Forse temendo un’alleanza armena con la Russia, il popolo ottomano si macchiò del sangue di 1,5 milioni di Armeni. Umiliati, sequestrati dalle proprie abitazioni e portati allo stremo delle forze e della sopportazione nelle cosiddette “marce della morte”, cioè veri e propri cammini di patimento, sofferenza e soprusi che si sarebbero conclusi solo tramite l’uccisione.

A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

Così, precedendo il più noto, il più citato ma ugualmente barbaro genocidio ebraico, con lo sterminio armeno l’umanità dava già prova della selvaggia brutalità di cui l’uomo può essere fautore.

Non esiste crudeltà più grave e inspiegabile di quella umana. Soprattutto quando a versare il sangue degli esseri umani sono altri uomini, adducendo allo sterminio giustificazioni inaccettabili, che di umano non hanno proprio nulla.

Perché il sangue versato non ha distinzione di razza, di popolo o di appartenenza, ma è solo sangue. Sangue di persone sacrificate ingiustamente, crudelmente e barbaramente in nome di una superiorità che nessuno dovrebbe mai e poi mai avere il diritto di arrogarsi.

E non esiste mezzo di comunicazione migliore della danza per ricordarci l’importanza dell’appartenenza a un unico genere: quello umano, in cui non esistono distinzioni alcune.

A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

Nella serata di venerdì, le danze armene messe in scena da Iridanza, ci rammenteranno la bellezza e l’armonia di anime e piedi distinti che ballano come fossero una sola e unica entità. Tutti guidati dalla stessa canzone, destati dallo stesso ritmo e incalzati dalla medesima voglia di sorridere insieme.

Sorridere e danzare per non dimenticare. Per ricordarci costantemente a cosa possa condurre la violenza umana. Per rammentarci che una cosa del genere non dovrà mai e poi mai più ripetersi.

Perché richiamare alla memoria e ripercorrere le atrocità dei genocidi è come imparare e memorizzare i passi di un ballo. Imprimerli nella nostra mente per non muoversi più fuori tempo, per non commettere più gli stessi errori.

È imperdibile, dunque, l’appuntamento di questo venerdì alle ore 21 con Iridanza. Per ricordare con la mente e con il cuore, a ritmo di danza.

A ritmo di danza, per ricordare con il cuore

Filo conduttore della serata, la figura femminile. La condizione e il ruolo della donna, infatti, accompagnerà il racconto della storia armena, dai tempi crudeli del genocidio fino ai giorni nostri.

La riproduzione costante di video e, ovviamente, la messa in scena delle tipiche danze armene, renderanno unico questo appuntamento.

Una piacevole e…danzante dimostrazione che gli usi e i costumi di una popolazione che altri esseri umani volevano distrutti e persi per sempre, sono invece ancora parte, per fortuna, del nostro mondiale patrimonio culturale.

Francesca Motta

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